Genova. Il “matrimonio” tra Fiera di Genova e Porto Antico spa dovrà essere celebrato entro il 30 settembre. Lo ha detto questa mattina l’assessore al Bilancio del Comune di Genova, Pietro Piciocchi, durante la commissione consiliare chiamata a discutere degli atti propedeutici al processo di integrazione tra le due aziende partecipate.
Di accorpare le due realtà, rendendo entrambe in grado di svolgere sia attività congressuale sia attività fieristica, si parla dalla metà degli anni Novanta. Ora il passaggio sembra essere obbligato in tempi brevi: in autunno scade la concessione per la darsena nautica del quartiere fieristico e, con Fiera di Genova che è in liquidazione volontaria dal 2016, la richiesta di affidamento è stata avanzata da entrambe le società.
Questa mattina la commissione ha deciso, pur tra le perplessità della minoranza e dei sindacati presenti, di portare in votazione in consiglio comunale la delibera di giunta sull’approvazione della modifica dello statuto sociale e sull’estensione di 5 milioni di finanziamento da Fiera al processo di integrazione. Durante la riunione si è parlato anche delle possibili modalità con cui le due realtà diventeranno una sola.
Il presidente della Porto Antico spa Giorgio Mosci ha spiegato che “quella più probabile e semplice da attuare è il conferimento di ramo d’azienda”. Mosci ha anche anticipato che il bilancio 2017 della Porto Antico, che sarà approvato il 6 agosto, è sostanzialmente positivo.
Alberto Cappato, direttore della Porto Antico spa, ha ricordato come dal Museo del mare fino a piazzale Kennedy le due società saranno unite anche fisicamente, senza soluzione di continuità. Il futuro delle aree, però, lascia perplessa la minoranza, specialmente per via delle incognite legate a grandi progetti come Ponte Parodi, fermo da anni, e il Waterfront Levante, ancora in fase di decollo.
Interrogativi anche sul ruolo della Regione Liguria che, presente nella compagine societaria della Fiera entrerebbe anche in quella del Porto Antico.
Le due società hanno rispettivamente 18 dipendenti (Fiera, erano 40 prima della liquidazione) e 36 (Porto Antico) tutti a tempo indeterminato. “Ci sono molti punti nebulosi – ha affermato Aurelia Buzzo, Cgil – ci sono dubbi sulla sostenibilità economica dell’integrazione”.