Genova. “Quello che riscontriamo è che non è solo un problema di formato ma anche di un settore, quello della moda e delle calzature che non ha ancora passato la crisi” . Alla vigilia dell’inizio dei saldi estivi, che partiranno il 7 luglio, le preoccupazioni per il comparto, tracciate dal vice direttore di Confesercenti, Paolo Barbieri, sono molte anche perché alle chiusure dei negozi di quartiere, o di quelli del centro storico, si stanno aggiungendo anche le difficoltà dei centri commerciali, che vedono sempre più spesso saracinesche abbassate. Da quelle dei marchi di abbigliamento fino all’elettronica e persino alle edicole.
La preoccupazione, in questo caso, è quella della “Retail Apocalypse”, un fenomeno, quello della chiusura dei grandi centri commerciali, che si è sviluppato negli Stati Uniti e che porterà a una riduzione del 20% dei negozi. “Gli Stati Uniti fanno tendenza sempre, nel bene e nel male – continua Barbieri – e il rischio si vede anche da noi”.
“Purtroppo siamo mani e piedi dentro la crisi – spiega – e in questo settore numeri positivi ne abbiamo pochi. Gli imprenditori che riescono a resistere sono solamente quelli che hanno trovato una propria nicchia di mercato e riescono a fare ancora buone performance. Ma il settore, In generale, sta ancora affrontando una grave crisi che riguarda tutto il comparto non alimentare”.
A fare concorrenza, infatti, ci sono le piattaforme on line che, per settori, come l’elettronica o la musica, stanno monopolizzando il mercato. A salvarsi da questo trend, per adesso, resta ancora l’abbigliamento ma le famiglie, comunque, spendono sempre meno anche per vestirsi. “Bisogna ripartire da una cultura della qualità x prosegue – come è stato fatto nel settore alimentare. Oggi una persona non comprerebbe cibo di scarsa qualità mentre per vestirsi tende a spendere sempre meno. Bisogna ripartire dalla cultura del buon vestire e della tradizione italiana sartoriale per uscire dalla crisi”.