Genova. Anche il sindacato Cgil interviene sull’inchiesta avviata dalla Procura di Genova su Carige e che ipotizza che “la divulgazione di notizie destabilizzanti abbia potuto condizionare il mercato”.
“A chi leggesse distrattamente i giornali – si legge nel comunicato della Cgil e della sezione bancari del sindacato – potrebbe sembrare che, in questi ultimi cinque anni, non sia cambiato nulla, anche perché, ora come allora, continuano le tensioni e le denunce e, ora come allora, registriamo il più assoluto disinteresse dei diversi attori in campo, al tema del lavoro e dell’occupazione. In realtà, proprio su questo versante, molte cose sono cambiate e, per parte nostra, abbiamo la necessità di fare qualche precisazione, con l’aiuto di qualche numero”.
Il numero delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Bancario Carige, che a fine 2012 era di 5434 dipendenti, a fine marzo 2018 ammontava a 4589, con obiettivo del piano industriale di 3900 dipendenti. Una riduzione del 30%, per un totale di oltre 1500 posti di lavoro perduti. “Un numero impressionante – sottolineano dal sindacato – senza calcolare il numero indefinito dei posti di lavoro persi nel cosiddetto indotto, come ad esempio tra le lavoratrici e i lavoratori delle imprese di pulizia o delle diverse aziende fornitrici”.
Il costo del lavoro estratto dai dati di bilancio si è ridotto dai 403 milioni di euro di fine 2012 ai 297 milioni (al netto delle partite non ricorrenti) di fine 2017, tenendo peraltro conto che, sulla base della normativa vigente, entro il costo del lavoro sono compresi anche i compensi ai diversi amministratori succedutisi e le retribuzioni degli svariati manager passati fugacemente dal gruppo nel corso degli ultimi anni.
“Crediamo sia evidente che lavoratrici e lavoratori del gruppo sono coloro che hanno pagato e stanno pagando il prezzo più pesante – continua la nota – pur in assenza di qualsiasi responsabilità nelle vicende che hanno coinvolto Carige dal 2013. Sono stati tra i pochi a operare per il rilancio della banca, tutelandone la reputazione, come sanno bene correntisti, investitori e risparmiatori che hanno quotidianamente a che fare con loro, ma sono anche paradossalmente del tutto assenti dalle discussioni e dai commenti di questi giorni”.
“Come abbiamo ripetuto in questi anni fino alla nausea – conclude la Cgil – chiediamo che cessi questo gioco al massacro, che sia perseguita con determinazione e responsabilità la ricerca della stabilità e che, finalmente, sia fatta chiarezza sulle prospettive future di questa azienda, di chi lavora al suo interno e delle loro famiglie”.