Il processo

Asfalto scadente per coprire i lavori sulle reti gas, la procura chiede la condanna per 17 imputati

Materiale di risulta o riciclato: decine e decine di cantieri. Il pm chiede 4 anni per l'ex responsabile reti di Genova Reti Gas

buca asfalto

Geova. Pene comprese tra 1 e 4 anni di reclusione per reati che vanno dalla frode in forniture pubbliche alla corruzione. Sono le richieste fatte dal procuratore aggiunto Francesco Pinto nell’ambito del processo per i lavori alla rete gas a Genova tra il 2010 e il 2012. Diciotto in tutto gli imputati, tra tecnici e funzionari di Genova Reti Gas e imprenditori delle ditte che da questa avevano ottenuto appalti per lavori di manutenzione e potenziamento degli impianti di fornitura del gas. Per uno solo è stata chiesta l’assoluzione.

Secondo quanto ricostruito dall’indagine, che era partita da un esposto della Fillea Cgil e aveva portato all’esecuzione di otto misure cautelari, i lavori venivano eseguiti “in modo difforme dalle norme contrattuali”, anche “non rispettando le prescrizioni sui materiali da utilizzare”: spesso dopo dopo la posa dei tubi sotto la sede stradale veniva utilizzata una quantità di asfalto inferiore al previsto per la copertura e le buche riempite con il materiale di risulta degli stessi scavi oppure ancora materiale riciclato. Le indagini hanno permesso di scoprire che alcuni funzionari della controllata di Iren, che doveva poi effettuare i controlli a campione sui lavori, avrebbero ricevuto “compensi di vario genere”, come “buoni benzina” da esponenti delle ditte che avevano ottenuto gli appalti.

Nella sua requisitoria di sei ore il pm ha ripercorso uno per uno, attraverso intercettazioni e mail acquisite dal tribunale, le decine di cantieri che hanno attraversato tutti i quartieri della città, decine e decine di buche e asfalto instabile causato probabilmente da lavori fatti quantomeno con materiale non idoneo, come dicono le stesse intercettazioni tra gli imputati: “Ti portiamo la aumenta che abbiamo… che sono tutti qua… e poi ci butti una benna di sabbia che c’hai te” dice uno degli imputati riferito a un cantiere nel quartiere di Castelletto. In un altro caso, per un cantiere a Davagna, due imputati discutono sullo spessore dell’asfalto previsto dal capitolato dopo la posa dei tubi: “Venti centimetri se li può scordare” dice convinto uno di loro.

Nonostante le imprese ‘amiche’ (la Betoncat e la Leg) venissero avvertite in anticipo dei controlli, erano risultate già allora moltissime irregolarità. Per questo il magistrato, che ha puntato il dito contro gli appalti al massimo ribasso, ha sottolineato come i vertici di Reti Gas avrebbero dovuto “almeno effettuare un controllo più incisivo sugli scavi e sui materiali utilizzati”.

Non a caso una delle richieste più di condanna più alte, a 4 anni di reclusione, è per Mauro Bonadeo, al tempo responsabile dei lavori di rete di Genova Reti Gas che secondo il pm, nonostante le proteste dei sindacati circa l’esecuzione dei lavori non avrebbe effettuato i controlli previsti.

La sentenza dovrebbe arrivare in autunno

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