Genova. Devono rispondere di 5 giornate di mancati turni di lavoro, i circa 1500 dipendenti Amt coinvolti, nel novembre 2013, nel cosiddetto “sciopero selvaggio”, battaglia che consentì all’azienda di restare in mano pubblica e di non essere ceduta ai privati. Si parla di una cifra tra i 500 e i 1000 euro a lavoratore di sanzioni pecuniarie per non aver rispettato la precettazione. Complessivamente tra 2,4 e i 4,8 milioni di euro. I sindacati si erano rivolti al Tar, che aveva dato loro ragione. Il Consiglio di Stato però, nell’aprile scorso, ha ribaltato la decisione e per i lavoratori è stata una doccia fredda.
Oggi questa vicenda si arricchisce di una nuova complicanza. La prefettura ha infatti convocato i lavoratori in audizioni singole, al fine di essere ascoltati uno per uno in merito al comportamento tenuto durante le 5 giornate di astensione dal lavoro. Le convocazioni sono state spedite attraverso raccomandata contenente atti giudiziari.
I sindacati ricordano che “presentarsi all’audizione non è obbligatorio, ma se i dipendenti vorranno farlo dovranno essere messi in condizione, da parte di Amt, di poter rispettare la convocazione”, con una conseguente ricalibrazione di centinaia di turni di lavoro. Inoltre se tutti i 1500 lavoratori coinvolti dovessero essere ascoltati, per gli uffici di palazzo Spinola, sarebbe un plus di lavoro non indifferente, se ogni audizione durasse un paio d’ore si tratterebbe di circa 350 giornate lavorative.
Le stesse audizioni potrebbero essere utili, ai dipendenti Amt, per ridefinire la propria responsabilità sulle ore di assenza dal lavoro e quindi ridurre, in alcuni casi, l’ipotetica sanzione.
“Dobbiamo ricordare che a questi lavoratori vennero già state sottratte le cinque giornate di lavoro – afferma Edgardo Fano, segretario genovese della Faisa Cisal – e che se oggi si può parlare di Amt pubblica e di affidamento in house è proprio grazie a quella battaglia portata avanti dai lavoratori per il bene dei cittadini genovesi”.
Sul tema delle sanzioni milionarie per lo sciopero Amt la capogruppo Pd Cristina Lodi aveva presentato richiesta, il 7 maggio scorso, di inserire nel calendario del consiglio comunale un’interpellanza, ma la questione non ha mai avuto risposta. “I lavoratori vorrebbero sapere cosa pensino di questa vicenda il sindaco e la sua giunta – dice Lodi – la politica non può restare in silenzio”.