Genova. “Quel poliziotto deve pagare, si deve togliere la divisa perché non è degno di indossarla. Spero che Dio lo perdoni. Sono contenta che il poliziotto ferito sia fuori pericolo ma a me mio figlio non lo restituirà nessuno”.
Piange e chiede giustizia la mamma di Jefferson Garcia Tomalà nel corso della conferenza stampa convocata nello studio degli avvocati Andrea e Maurizio Tonnarelli. Con lei ci sono il fratello di Jefferson ed Angie, la fidanzata. “Voleva solo vedere la fidanzata e i poliziotti quando sono arrivati non gliel’hanno fatta vedere”.
La donna sostiene di aver chiamato l’ambulanza e non la polizia: “Aveva preso un coltellino dalla cucina e temevo che si volesse far male. Ho chiamato il medico invece sono arrivati i poliziotti” ha detto – ma non ho mai temuto per la mia incolumità o quella della mia famiglia. Jefferson era un bravo ragazzo, non ha mai fatto male a nessuno”.
Di fatto la donna compone il numero del 112, il Nue che lo dirotta sul 118 visto che lei chiede l’ambulanza. E’ la centrale operativa del 118 che allerta la polizia visto che la donna ha parlato di un’arma.
Secondo i familiari di Jefferson, in particolare il fratello Santiago che assiste alla prima parte della ‘trattativa’ con i poliziotti che chiedono a Jefferson di posare il coltello che tiene sotto la coperta, lui si sarebbe sentito provocato: “C’era un poliziotto che si toccava la pistola e poi si mettevano e toglievano i guanti – dice – Lui continuava a chieder loro cosa ci facessero nella sua stanza visto che lui voleva solo vedere la fidanzata, voleva solo che se ne andassero”. A un certo punto Santiago viene fatto uscire dalla stanza: “Dobbiamo intervenire per disarmarlo e fagli una puntura per calmarlo così poi lo accompagni in ospedale” gli avrebbe detto il poliziotto più anziano.
Santiago esce e dopo un po’ succede l’imprevedibile: “Abbiamo sentito delle urla, voci diverse che dicevano no, no. Poi gli spari almeno cinque o sei”.
Oggi sul corpo di Jefferson Tomalà è cominciato l’esame autoptico in contraddittorio alla presenza del perito del sostituto procuratore Walter Cotugno e del perito di parte Lucrezia Mozzarella: sono 13 i fori di proiettile trovati sul corpo del ventenne tra entrata e uscita. “Dalle prime risultanze – conferma l’avvocato Maurizio Tonnarelli che con il fratello Andrea difende gli interessi dei familiari di Jefferson – sono almeno cinque i colpi di pistola che hanno colpito parti vitali”. L’autopsia proseguirà lunedì visto che era necessario eseguire una Tac per individuare i proiettili rimasti all’interno del corpo e il macchinario non era al momento disponibile”.
Sulla vicenda che vede un poliziotto di 25 anni indagato per omicidio colposo per eccesso nell’uso legittimo delle armi, il procuratore capo Franco Cozzi ribadisce: “Faremo tutti gli accertamenti necessari ma è evidente che l’agente che ha sparato lo ha fatto per salvare il collega. Addirittura se non fosse intervenuto e il collega avesse perso la vita rischiava di essere incriminato per omissione di soccorso”. Il procuratore “comprende il dolore dei famigliari” ma definisce “legittimo il ricorso all’arma da fuoco visto che l’altro poliziotto è stato ferito gravemente in parti vitali”. Diversa la valutazione circa le dotazioni della polizia di Stato “perché non si può passare dallo spray al peperoncino alla pistola, forse il taser sarebbe uno strumento utile” e ai protocolli di intervento “rispetto ai quali verranno prese iniziative per capire le regole”.
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