Genova. E’ Emanuele Ravanetti uno dei due rapinatori di Chiavari incastrati dal dna per i quali il sostituto procurare Federico Manotti ha chiesto e ottenuto dal gip la custodia cautelare in carcere.
La rapina a un orafo di piazza Costa a Chiavari è avvenuta nello scorso aprile. Ravanetti e il suo complice, Arber Metalia, armati di coltello avevano minacciato e derubato il titolare del laboratorio e i suoi clienti fuggendo con un bottino di 10 mila euro a bordo di un motorino rubato.
Ma le tracce biologiche che hanno “seminato” non sono sfuggite agli investigatori. Fondamentali per le indagini sono stati infatti gli accertamenti tecnici di tipo biologico molecolare, compiuti dalla scientifica, atti a “mappare” i campioni di DNA rinvenuti dai poliziotti di Chiavari tra Carasco e Leivi, dove i malviventi si erano disfatti del motorino utilizzato per la fuga e di alcuni capi di abbigliamento. Fondamentale è stata anche l’analisi dei sistemi di videosorveglianza del comune di Chiavari e di quelli vicini che hanno consentito di risalire agli autori.
Ravanetti in particolare è criminale molto noto a Genova e nel Levante. Originario proprio di Chiavari è pregiudicato per rapine e spaccio di stupefacenti e porto ingiustificato di armi. Era stato arrestato dalla squadra mobile nell’agosto del 2017 considerato responsabile di diverse rapine compiute a Genova lo scorso anno. Era stato riconosciuto grazie a un tatuaggio a forma di diavolo. Un mese prima dell’arresto da parte della polizia Ravanetti era riuscito a scappare invece ai carabinieri che avevano intercettato un’auto con delle armi a bordo nella zona di forte Begato, ma il 39enne era riuscito a fuggire.
Per quell’episodio Ravanetti si è preso in primo grado in abbreviato 3 anni e 2 mesi, mentre per le rapine sempre in primo grado e in abbreviato è stato condannato a 5 anni e 4 mesi.
Ma andando indietro nel tempo ci sono nella curriculum di Ravanetti altre rapine e altre condanne. Il suo nome fra l’altro compare anche in alcune intercettazioni relative all’inchiesta sulla presenza dell’ndrangheta a Lavagna: sarebbe stato nel 2014 un uomo dei Rodà coinvolto nel mercato allo spaccio.