Il progetto

I “pirati della strada” vanno a scuola. Lezioni di psicologia del traffico per non ricadere negli errori

Al via un progetto che coinvolge psicologi, avvocati e assistenti sociali per evitare il rischio di ricaduta tra chi trasgredisce il codice della strada.

Pattuglione Laigueglia stradale

Genova. La psicologia del traffico per aiutare le persone che hanno fatto gravi trasgressioni al codice della strada, creando una consapevolezza che possa aiutare a limitare il rischio di recidiva. E questo l’obiettivo del progetto “Consapevolmente”, messo in atto dagli ordini professionali degli Psicologi e degli Avvocati che sarà presentato domani, presso la sede dell’Ordine degli Avvocati in via XII Ottobre, 3 a Genova.

Gli incidenti stradali, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, continuano ad essere il primo fattore di decesso da trauma e, in assoluto, la prima causa di morte nei giovani tra 15 e 29 anni e nella quasi totalità dei casi, nel 94% degli incidenti stradali, la responsabilità è imputabile proprio al mancato rispetto del codice della strada da parte del conducente o, comunque, al suo comportamento e a scorretti stili di vita.

“Da questi dati – spiega Lisa Cacia, presidente dell’Ordine degli Psicologi – risulta del tutto evidente come la psicologia del traffico rientri a pieno titolo nei progetti di sicurezza stradale allo studio delle varie istituzioni. Si tratta infatti di una disciplina già affermata in paesi vicini come l’Austria e la Germania, e che finalmente inizia oggi a prendere piede anche in Italia”.

L’idea, quindi, è quella di proporre questo tipo di percorsi riabilitativi come integrazione ai tradizionali lavori di pubblica utilità cui vengono condannati i trasgressori del codice della strada. “Le ricerche, infatti, dimostrano che tra gli automobilisti sanzionati per guida in stato di ebbrezza che successivamente abbiano partecipato ad un programma di riabilitazione – spiega Daniela Frisone, coordinatrice del gruppo di lavoro di psicologia del traffico – il tasso di recidiva si riduce di circa il 50%”. 

“Con questa iniziativa – conclude – vogliamo stimolare una riflessione sulla responsabilità individuale del conducente, ridurre il rischio di reiterazione di comportamenti scorretti e, di conseguenza, la pericolosità per la collettività e i costi sociali causati dagli automobilisti indisciplinati”.

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