Cultura

L’oratorio di Sant’Antonio Abate a Mele torna al suo antico splendore

Martedì 12 giugno, alle 16,30, al dipartimento Architettura e Design dell’Università di Genova saranno presentati il restauro e il progetto di valorizzazione

Generico 2018

Genova. Martedì 12 giugno, alle ore 16,30, nell’Aula Benvenuto del Dipartimento Architettura e Design dell’Università di Genova (Stradone Sant’Agostino 37), saranno presentati il restauro e il progetto di valorizzazione dell’Oratorio di Sant’Antonio Abate a Mele, in particolare la conclusione dei lavori relativi al primo lotto di restauro degli stucchi eseguiti nella seconda metà del XVIII secolo da Rocco Cantoni. L’ingresso è libero. L’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Genova riconosce due crediti formativi ai partecipanti iscritti.

“Non posso che essere soddisfatto di questo risultato – dichiara il sindaco di Mele Mirco Ferrando – perché si cominciano a vedere i risultati di un impegno sull’Oratorio iniziato molto tempo fa. La conclusione della prima fase fa ben sperare sul seguito dell’operazione di restauro e valorizzazione. Mi fa piacere ricordare che l’Oratorio di Mele è tra i dieci beni artistici liguri selezionati nell’ambito del progetto Bellezza@ – Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’intervento è stato approvato lo scorso dicembre e prevede uno stanziamento di 450 mila euro. Mi auguro che il futuro governo lo confermi e lo renda operativo, permettendo la conservazione e lo sviluppo di un bene artistico e culturale di cui può fruire la collettività di residenti e turisti”.

L’Oratorio di Sant’Antonio Abate a Mele, rinnovato nel 1634, ha un valore artistico indiscusso e contiene importanti opere settecentesche, tra cui una cassa processionale capolavoro di Anton Maria Maragliano, dodici tele di Carlo Giuseppe Ratti e gli stucchi di Rocco Cantoni. La prima novità è il restauro eseguito. La seconda novità è la volontà di fare conoscere questo tesoro attraverso strumenti di valorizzazione semplici e diretti come app e sensori beacon (per i più tecnologici), schede cartacee e visite didattiche. Finora si poteva disporre solo di pubblicazioni specialistiche curate da storici dell’arte.

Il terzo elemento non è una novità perché affonda nella storia, ma continua a essere il più sorprendente: l’Oratorio, il restauro, il mantenimento della sua funzione originaria si devono ai cittadini di Mele riuniti nella Confraternita Sant’Antonio Abate. Dei circa 2.700 abitanti di Mele, ben 160 sono confratelli, cioè laici che si riconoscono in un’unione spirituale ed esprimono sensibilità civile verso la comunità di cui fanno parte. Ognuno svolge la propria attività lavorativa, ma dedica costantemente parte del suo tempo alla vita dell’Oratorio e alla sua conservazione. Tutto il paese, di fatto, ne è coinvolto e si riconosce con orgoglio nel più rilevante esemplare artistico presente nella vallata alle spalle di Voltri. Con un effetto quasi straniante, si può dire che quel che accadeva nel Seicento continua ad accadere oggi. La sopravvivenza di una cultura devozionale popolare così antica riveste un’eccezionalità di valore non solo storico ma antropologico. Tutto questo inizia e finisce nell’Oratorio, un luogo che anche se fosse privo di questa speciale vitalità meriterebbe comunque una visita.

Il progetto nel suo complesso è stato realizzato grazie al contributo della Compagnia di San Paolo come maggior sostenitore, della Confraternita Sant’Antonio Abate e del Comune di Mele. Il progetto di valorizzazione dell’Oratorio è stato diretto da Rita Vecchiattini, ricercatrice di Restauro del Dipartimento di Architettura e Design (DAD) ed eseguito in collaborazione con Carlo Battini, ricercatore di Disegno del Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale (DICCA) dell’Università di Genova. Il restauro, diretto dall’architetto Giulia Rosatto, è stato eseguito da Maria Luisa Carlini, titolare insieme a Stefano Meriana della società Co.Art di Genova, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona, e in collaborazione con l’Università di Genova.

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