Genova. Nel giorno del presidio organizzato da Non una di meno in corso Buenos Aires, nel quartiere genovese della Foce, per protestare contro il gigantesco manifesto anti-aborto che campeggia vicino alla chiesa di Santa Zita, ProVita – l’associazione che lo ha fatto affiggere a Genova, come a Roma come in altre città – annuncia una campagna di comunicazione massiccia che sarà attuata da oggi a livello nazionale.
E a Genova non solo, probabilmente, l’amministrazione comunale non toglierà e non farà togliere il manifesto (il sindaco Marco Bucci ha liquidato il discorso più volte parlando di libertà di pensiero e di espressione), ma inizieranno a vedersi, per strada, su cosiddetti camion-vela, le immagini e gli slogan che caratterizzano l’associazione.
Anche in questo caso, l’immagine di un feto con scritte a effetto: “Non sono un fatto politico, non sono un’invenzione della chiesa, guardami: sono un bambino”, oppure, “Sai perché 7 ginecologi su 10 si rifiutano di praticare l’aborto? Ora lo sai”. (In Liguria in effetti il 70% degli specialisti è obbiettore, ed è un problema visto che chi invece svolge un servizio previsto dalla legge nazionale si trova oberato di lavoro e di responsabilità).
La onlus, che si avvale sui territori la “più grande campagna pro life della storia d’Italia” agirà in un centinaio di province con manifesti, camion, volantinaggi. Ed è così che anche il maxi manifesto comparso nei giorni scorsi assume tutti gli aspetti di un “antipasto”, di un prologo per un fenomeno che non si limiterà a qualche metro quadro pubblicitario.
leggi anche

Manifesto anti-aborto, lettera aperta a Marco Bucci: “Non difende maternità, attacca autodeterminazione”
