Genova. Un incremento degli utili di 2-3 miliardi grazie alla riduzione dei costi produttivi derivanti dall’acquisizione degli impianti Ilva e nel contempo una “concentrazione” non salita nel sud Europa che poterà ad un aumento dei prezzi dell’acciaio. E’ questo secondo la Fiom genovese il vantaggio che il gruppo Arcelor Mittal porta a casa con l’acquisizione degli stabilimenti Ilva.
“E’ evidente che Mittal fa un grande affare ma questo non potrà mai essere a scapito dei lavoratori” commenta il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro per spiegare il senso del lungo documento che il sindacato dei metalmeccanici della Cgil ha inviato oggi per illustrare fra l’altro i dettagli della proposta dell’ex ministro Calenda ai sindacati e per chiarire ancora una volta che “Se salta l’occupazione salta tutto” si legge in riferimento all’accordo di programma. “Un accordo che ha valore di legge e che tutti devono rispettare. I lavoratori dell’ILVA di Genova combatteranno per difendere il loro Accordo di Programma”
Un monito quello della Fiom genovese “al Governo che potrebbe sorgere già oggi per leggere e studiare” spiega il segretario.
Rispetto allo schema di accordo proposto da Calenda e rispedito al mittente dai sindacati il 10 maggio, La Fiom genovese spiega perché non era accettabile dal punto di vista sindacale: “Non varia il numero degli occupati, che saranno diecimila inizialmente, per poi scendere a 8.500”. In secondo luogo “le condizioni salariali, sconosciute in avvio di trattativa, ora ben evidenziano la perdita del premio di risultato, ossia una riduzione del 10 per cento dei salari siderurgici che oggi già sono i più bassi dell’area euro.
Terzo punto: “Viene confermata la discontinuità contrattuale, così come prevista inizialmente, discontinuità non strettamente necessaria, contrariamente a quanto afferma il Governo poiché la discontinuità economica richiesta da Bruxelles è valutata complessivamente e assicurata da altri e ben più importanti elementi come dimostra la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea”.
Per quanto riguarda Genova, ricorda la Fiom, sottolineiamo come le ricadute della proposta di Calenda su Genova siano incompatibili con gli obblighi giuridici e gli impegni sottoscritti dal Governo nazionale e dalle istituzioni locali (Regione, Comune, Autorità Portuale) derivanti dall’Accordo di Programma firmato nel 2005, che prevedono continuità di reddito e di livelli occupazionali in maniera sostanzialmente diversa. Nel 2005 la scommessa era di coniugare la chiusura degli impianti siderurgici con un nuovo piano industriale e la concessione fino al 2065 di 1.110.000 metri quadri a fronte di una occupazione concordata di 2200 lavoratori”. “Se salta l’occupazione salta tutto” ricorda la Fiom che conclude il documento chiarendo che £I lavoratori dell’ILVA di Genova combatteranno per difendere il loro Accordo di Programma”.