Genova. E’ stata sospesa dopo 15 minuti la seduta della commissione consiliare prevista questa mattina a palazzo Tursi per discutere della delicata situazione Ilva e del futuro dell’acciaieria. Sindacati e lavoratori si sono presentati in aula rossa, come preannunciato, e alcuni di loro sono entrati nell’aula del consiglio occupando alcuni scranni. La seduta è stata quindi sospesa.
“L’accordo del M5S con la Lega che parla della chiusura ha accelerato una trattativa che di per sé, per la sua complessità, è pericoloso fare in una fase senza governo e con lo spauracchio della chiusura sul tavolo”. Comincia così il lungo appello comparso su Facebook scritto da un gruppo di lavoratori dell’Ilva di Cornigliano per spiegare l’attuale situazione rispetto agli ultimi incontri sindacati-Mittal per arrivare a un accordo sulla cessione al gruppo Am Ivestco degli stabilimenti Ilva.
“Noi di fatto, riaprendo una trattativa che era chiusa, stiamo accettando il ricatto del ‘se non firmate chiudiamo tutto’, tanto è vero che alcuni rappresentanti sindacali cominciano a dire che l’accordo di Calenda non era male” scrivono i lavoratori della Fiom che stanno facendo girare l’appello su Facebook e che portano come esempio ciò che è accaduto recentemente in Germania con la fusione tra Tata steel e Thyssenkrupp dove “il sindacato con decine di giornate di sciopero ha strappato clausole di salvaguardia su redditi e zero licenziamenti per nove anni”.
Per i lavoratori dell’Ilva “questi sono gli obiettivi che ci dovremmo e potremmo dare se non ci lasciassimo condizionare dalla politica” che diffonde “paure e timori studiati per renderci sempre più deboli e per subire le condizioni imposte dai padroni”.
Ieri a Roma la Fiom ha tenuto un incontro sulla vertenza Ilva con i segretari provinciali e i delegati: “I sindacati due giorni fa – spiega il segretario genovese Bruno Manganaro – hanno proposto a Mittal di partire con l’assunzione diretta di tutti quelli che oggi sono operativi negli stabilimenti, circa 10.800 persone, con la garanzia però che al termine del piano industriale siano assunti tutti e 14 mila dipendenti, ma Mittal al contrario è rimasta sulle sue posizioni facendo il ragionamento contrario: al massimo 10.800 ora per poi scendere a 8500”. “Quella di Mittal – spiega ancora Manganaro – non è una logica industriale ma solo finanziaria e se non cambieranno drasticamente l’impostazione non ha senso nemmeno riprendere gli incontri”.
Incontro a cui comunque manca al momento un attore fondamentale, vale a dire il governo che non c’è. “La Fiom è disposta a tornare al tavolo – ha spiegato il segretario genovese – a condizione che ci sia un cambio di impostazione e che che venga convocata la delegazione completa e non solo i nazionali, ma credo che anche Mittal a questo punto potrebbe preferire aspettare la formazione del governo”. Sul tavolo della trattativa la Fiom chiede inoltre “che non ci sia la chiusura di Taranto e che l’accordo di programma di Genova venga rispettato”.