Genova. Quasi un cortocircuito storico quello che in questi giorni sta mettendo sottosopra la politica genovese, dopo il caso della commemorazione dei caduti del fascismo e il discorso del sindaco Marco Bucci davanti al consiglio comunale. Un cortocircuito quello che ha portato, ignoti, nel 2018, a distruggere la targa di corso Aldo Gastaldi, nel quartiere di San Martino.
Aldo Gastaldi, conosciuto nella storia d’Italia e di questa città, come Bisagno, ovvero il partigiano nato a Rivarolo, cattolico e apartitico, che tante volte è stato citato come punto di riferimento e fonte di ispirazione da Marco Bucci il quale, però, martedì scorso in consiglio comunale, ha tirato fuori la delicata querelle sulla morte di “Bisagno”.
Il 21 maggio 1945, il comandante partigiano, rimase ucciso, secondo la versione ufficiale, precipitando accidentalmente dal tetto della cabina dell’autocarro sul quale viaggiava. Secondo alcuni la morte non fu accidentale ma piuttosto legata al fatto che egli fosse l’unico partigiano non comunista della brigata Cichero. Lo stesso sindaco ha sollevato in merito alcuni dubbi, nel suo discorso.
Una provocazione secondo il presidente provinciale dell’Anpi Massimo Bisca: “Bucci non ha saputo esimersi dal paventare, benché siano chiari i documenti che sconfessano una comoda propaganda di parte, che ci fosse qualcosa di “misterioso” nella sua morte. Lei, sindaco, sembra non voler capire che sono queste parole e queste scelte che dividono Genova”.
Comunque sia andata è chiaro che chi ha semidistrutto la targa in marmo (quella che si trova vicino all’innesto con via Montevideo, lato Terralba) lo ha fatto in polemica con le parole del sindaco.