Genova. Il Comune di Genova inizierà un percorso di studio per valutare se sia applicabile, anche nel capoluogo ligure, il cosiddetto “fattore famiglia”. Si tratta di un sistema di integrazione dei calcoli Isee, adottato finora da 13 piccoli comuni italiani, che prevede aiuti aggiuntivi in termini di welfare in caso di maggiori carichi familiari (più di tre figli, figli sotto l’anno di età, disabili). Se n’è parlato questa mattina a palazzo Tursi alla presenza di alcuni esponenti della giunta Bucci, tra cui quello al Bilancio Pietro Piciocchi.
L’incontro era promosso dall’Agenzia comunale per la famiglia, presieduta da Simonetta Saveri, in collaborazione con il forum delle associazioni familiari di Genova. Hanno raccontato l’esperienza di successo dell’applicazione del “fattore famiglia” Roberto Bolzonaro, che ne è il teorico, e Maurizio Bernardi, ex sindaco del comune di Castelnuovo del Garda dove l’applicazione del sistema, dal 2005 a oggi, ha coinciso con un’inversione di tendenza nei livelli demografici. “Il fattore famiglia potrebbe essere applicato – spiega Simonetta Saveri – per esempio per ridefinire le rette degli asili nido o nelle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari”.
“La valutazione inizia oggi – afferma l’assessore Piciocchi – certo se pensiamo a quanti soldi vengono spesi per servizi poco utilizzati, penso al trasporto disabili o alle cure a domicilio, vale la pena iniziare a ripensare l’utilizzo delle risorse del Comune”. L’ex sindaco Bernardi sottolinea che “il metodo si può calibrare su ogni Comune in modo da avere un’idea in anticipo del peso sulle casse pubbliche”. Stamani sono stati annunciati dalla presidente dell’Agenzia comunale per la famiglia anche gli Stati generali sull’educazione. “Il 30 e 31 maggio un momento di ascolto dei tanti soggetti interessati e poi il 22 settembre un convegno finale per proporre progetti concreti per la città”. L’iniziativa sarà realizzata in collaborazione con la diocesi genovese, il Coni, la Asl3 e l’Università.