Genova. Nonostante il giudizio negativo la legge Fornero non può essere abrogata ma solo, profondamente, modificata. A spiegarlo Guglielmo Loy, presidente del comitato di indirizzo e vigilanza di Inps, a Genova per partecipare all’assemblea pre congressuale della Uil (sindacato di cui è stato segretario confederale). “Abbiamo sempre ribadito che la Fornero è stata una cattiva legge, perché parte da un presupposto sbagliato – spiega Loy – e cioè che le persone sono tutte uguali, che il loro rapporto con il lavoro è uguale, e invece, come sappiamo, ci sono condizioni molto diverse. Una legge rigida non riesce a fotografare il paese e, quindi, va modificata in questo senso. La Fornero deve essere resa più flessibile e bisogna comprendere le condizioni soggettive delle persone, aprendo a quella flessibilità necessaria per rispondere ad alcune emergenze sociali, quelle di chi non ha lavoro o di chi fa un lavoro pesante”.
“Abolirla – dice Loy – significa non tener conto di un quadro più ampio e, cioè del quadro occupazionale. Noi dobbiamo mantenere saldo il principio che le pensioni si pagano con i contributi di chi oggi lavora, se le persone che lavorano oggi sono insufficienti dobbiamo tenere l’equilibrio ma rispondere a quelle emergenze sociali”.
Guglielmo Loy ha risposto anche a una domanda sulla possibilità di un abbassamento dell’età pensionabile attraverso la cosiddetta “Quota 100”, che permetterebbe una maggiore elasticità in uscita. “Il sistema può reggere però c’è sempre un numero magico – il 58% – che significa quante persone oggi lavorano in Italia. Persone che lavorano e che pagano i contributi. Se quel numero non sale qualsiasi intervento per ridurre l’età pensionabile deve essere molto ponderato, altrimenti c’è il rischio che non si paghino le pensioni”.
E ancora: “Si può fare per alcune persone, per alcuni lavori gravosi o per chi ha un carico familiare insostenibile – spiega Loy – e a queste persone va consentita la possibilità di anticipare il pensionamento. Per dire che possono andare in pensione tutti a 62 o 63 anni, bisogna alzare quel tasso di occupazione e avere più persone che lavorano. Sennò si rischia di caricare sulle tasse dei cittadini un costo, e non so se in questo momento il paese può reggere ulteriore aumento della pressione fiscale”.
“I giovani possono fare veramente poco per le loro pensioni nel senso che è, ovviamente, il sistema che deve aiutarli a sulla strada principale che è quella del lavoro e della buona occupazione”, sottolinea il presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza di Inps. “Se l’occupazione è frammentata, temporanea a termine, lo stato deve porsi il problema di coprire quei buchi. Ma devono farlo anche le imprese, nel senso non possono abusare del lavoro debole per fare la loro attività. Noi sosteniamo per lavoro a termine va pagato di più – conclude Loy e e quel di più deve andare a quella persona anche per coprirne la carriera previdenziale”.