Il caso

Villa Croce, il museo di arte contemporanea ha un inquilino scomodo

Uno degli edifici di pertinenza è abitato da un privato in nome di una vecchia delibera e oggi il Comune non riesce a utilizzare lo stabile come vorrebbe

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Genova. Potrebbe essere utilizzata come depandance per alcune mostre, per eventi speciali e performance o persino per ospitare residenze di artisti da fuori Genova, come fanno tanti importanti musei: tu dormi e vivi in uno stabile pubblico e doni, in cambio, la tua opera alla città.

Ma tutto questo non è possibile perché, quella palazzina all’interno del parco del musei di arte contemporanea Villa Croce, è già occupata. Da un inquilino.

“Si tratta di uno stabile strategico – dice l’assessore alla Cultura del Comune di Genova Elisa Serafini – e sarebbe necessario riportarlo al servizio del pubblico e del museo, ma siamo bloccati da una delibera del Comune del 1980 che assegna quella casa a un privato”. Il cittadino, al tempo, ne aveva fatto (e ottenuto) l’edificio per via di un figlio disabile, tutt’ora in vita.

“Abbiamo proposto altre abitazioni alternative, anche di pregio – afferma Serafini – ma non c’è la volontà a liberare quella palazzina, e quella persona non ha peraltro i requisiti patrimoniali per occupare un immobile pubblico”.

Il Comune è impegnato, in queste settimane, a elaborare un nuovo piano di governance del museo di Villa Croce e oggi si è tenuta una tesissima commissione consiliare ad hoc. Ma l’assessore è ottimista: “Ci sono molte potenzialità inespresse, si tratta solo di trovare il modo di far viaggiare tutte le energie in un’unica direzione”.

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