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90 donne in due mesi si sono rivolte al centro antiviolenza Mascherona: è un terzo dei casi presi in carico nel 2017 fotogallery

Ecco quali servizi fornisce e perché è importante chiedere aiuto. Tre le strutture protette, una quarta in via di ristrutturazione

centro antiviolenza mascherona

Genova. Sono già 90 le donne che dal 1 gennaio a oggi si sono rivolte al centro antiviolenza Mascherona che, dall’inizio dell’anno, si è trasferito nei nuovi locali della centralissima piazza Colombo. Un numero enorme che denota un’attenzione maggiore al fenomeno, un maggior coraggio delle donne stesse che decidono di informarsi per poter uscire da un percorso di violenza. E i nuovi ampi locali della nuova sede “certamente contribuiscono a far venire voglia di venirci a trovare personalmente anche per la centralità della zona” conferma la responsabile del centro Manuela Caccioni.

Ma cosa trovano le donne che si rivolgono al centro antiviolenza? “Ci sono cinque operatrici che fanno i colloqui per capire anzitutto la situazione e il grado di rischio, Poi da lì insieme alla donna si definisce il perdono per uscire dalla spirale di violenza volto al cambiamento e a riprendersi la propria vita”. Un percorso che si può intraprendere personalmente anche con il supporto di psicologhe o gruppi di auto aiuto ma che nei casi più a rischio prevede l’inserimento in una struttura protetta.

Il centro antiviolenza Mascherona ha al momento tre strutture “ad indirizzo segreto” e una quarta è in costruzione nel cuore di Genova: “Purtroppo si tratta di strutture sempre piene” conferma la responsabile – ancora ieri abbiamo dovuto inserire una donna urgentemente”.

Analizzando i dati nel 2016 erano state 359 le donne che si erano rivolte al centro, 391 nel 2017, in crescita non solo i colloqui preliminari (passati da 247 a 313) ma anche le prese in carico, cresciute da 203 a 277.

Come confermano i dati le donne che si rivolgono al centro antiviolenza sono di tutte le etnie e di tutti gli status sociali, dalla dirigente alla disoccupata ma proprio questo dato sembra essere in crescita: erano 100 nel 2016 e sono salite a 116 nel 2017. Questo denota come “l’indipendenza economica è certamente una molla per uscire dalla violenza perché spesso potersi pagare un affitto autonomo è una decisione che non tutte le donne pensano di prendere”.

Nel giorno dell’open day per tutta la giornata è anche esposta la mostra fotografica “Il lavoro femminile” realizzata dall’archivio storico Leoni.

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