Progetto elfo

Solidarietà, presentato a palazzo Tursi un progetto per l’affido dei minori non accompagnati

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Genova. Sono tra i 250 e i 300 i minori che vivono da soli in Liguria, arrivano principalmente dai paesi dell’Africa, sono principalmente sedicenni o diciassettenni e, per la stragrande maggioranza, di sesso maschile. Sono questi i numeri dei minori non accompagnati per aiutare i quali è stato avviato il “Progetto Elfo”, promosso dall’associazione “Defence for children” che ha attivato percorsi formativi dedicati alle persone che decidono di diventare tutore o affidatario.

“In Liguria siamo abbastanza fortunati – spiega Pippo Costella, direttore di Defence for children Italia – visto che i numeri non sono troppo alti e, quindi, è possibile creare delle risposte sostenibili ed efficaci. I cittadini, grazie alla nuova legge 47, infatti, i cittadini possono diventare tutori di minorenni stranieri e, pur non ospitando il minore, lo possono aiutare coadiuvando le attività delle comunità di accoglienza oppure dare la disponibilità di affidamento anche parziale”. In pratica si può diventare adulti “amici” che possono aiutare questi giovani arrivati in Italia senza i genitori e senza nessun adulto di riferimento.

“Oggi parliamo di una legge fatta per i minori stranieri non accompagnati – spiega Francesco Lalla, garante per l’infanzia della Regione Liguria – che sono una delle categorie più deboli, una legge degna di un paese civile, di cui siamo orgogliosi. La necessità, infatti, è quella di far seguire, all’accoglienza, anche l’integrazione e quindi far trovare a questi ragazzi una loro strada, in Italia e, se decidono di restare, aiutarli nell’istruzione e nella ricerca di lavoro”. Dal 2015 a oggi, quindi, sono stati attivi almeno 12 affidamenti famigliari.

“I cittadini possono dare la disponibilità all’accoglienza in casa propria di questi minori – conclude Grazia Rossi, resposabile affidi Comune di Genova – che non è necessariamente a tempo,pieno ma può essere anche, ad esempio, nei fine settimana. Il minore, quindi, può sperimentare l’accoglienza e la quotidianità all’interno di una famiglia”.

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