Politiche 2018

Rush finale per la campagna elettorale, questa volta i politici “big” snobbano Genova

Renzi, Berlusconi, Meloni, Bonino: non si sono visti. Unico grande evento quello M5S, ma siamo lontani dai numeri del Vaffa Day in piazza Della Vittoria. E anche il "quasi ligure" Salvini è stato meno presente del solito

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Genova. “Il problema è che c’è vento e fa troppo freddo”. Un candidato di punta di uno dei principali partiti in corsa per le Politiche 2018, interrogato a margine di un’iniziativa pubblica su come stia procedendo la campagna elettorale, ci regala un’analisi in parte semplicistica ma che invece consegna una grande verità.

Perché nella campagna elettorale più breve della storia, in cui i giorni per organizzare banchetti, tour nei quartieri, comizi e volantinaggi si contano sulle dita delle mani, che ci sia il sole o piova, che ci siano 13 gradi o -2, conta, eccome.

O forse no. Le politiche 2018 sembra si sia siano giocate soprattutto sulle grandi tv o in grandi quotidiani nazionali, come gara personalistica fra leader, pochissimi – quasi nulli – scontri diretti, i classici faccia a faccia tra i vari politici, moltissime le ribalte senza contraddittorio a parte quello del giornalista di turno.

E così quello che accade sul territorio genovese è un’eco lontana e sbiadita della campagna elettorale 2018: pochi manifesti per strada, molti messaggi privati su whatsapp (a qualsiasi ora del giorno della notte) o su altri social, iniziative condensate in poche ore, candidati alla ricerca spasmodica di tematiche che possano appassionare a livello locale. E in fondo meno di una manciata di big a fare il proprio blitz all’ombra della Lanterna.

Per le ultime amministrative si erano visti praticamente tutti, dal centrosinistra al centrodestra, e ripetutamente, perché la posta in gioco – la presa del Comune di Genova – era altissima. I voti della città sono ora meno appetibili?

Mancano ancora alcuni giorni alla chiusura, venerdì, ma non pare che ci saranno grandi colpi di scena. E quindi dall’inizio della campagna elettorale si sono visti, nel centrodestra, Matteo Salvini (in tour a Sampierdarena) e Giulia Bongiorno (l’avvocatessa è candidata in Liguria oltre che i altre quattro città, è stata a Genova un paio d’ore in tutto, per iniziative riservate alla stampa). Per l’estrema destra ancora in forse un possibile ritorno (dopo il convegno dell’autunno scorso) del leader Simone Di Stefano.

Nel centrosinistra, se si esclude l’ex ministro Roberta Pinotti che, però, è anche genovese, come esponenti del governo Gentiloni è arrivata solo Beatrice Lorenzin, per un aperitivo con i simpatizzanti della sua lista (quella con il petalo) al quale si è presentata con oltre un’ora di ritardo. Il suo collega, titolare dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, atteso per una due giorni ligure, alla fine si è limitato a un videomessaggio. Per Liberi e Uguali, Pietro Grasso era stato a Genova a dicembre, dopodiché c’è stata una comparsata del segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

Il MoVimento 5 Stelle ha visto, invece, la presenza di Luigi Di Maio, il candidato premier dei pentastellati, due volte. Prima dell’avvio ufficiale della campagna, con il tour in van, e poi con un incontro pubblico in stile grande convention al teatro Stabile.

Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Emma Bonino, sono solo alcuni dei big che hanno deciso di “ignorare” Genova. Dicevamo, per scarso interesse? Perché il risultato nei vari collegi non è in bilico o lo è così tanto da rendere poco remunerativo un investimento in presenza? Oppure per una strategia “less is more”: meglio farsi vedere il meno possibile, per evitare di scatenare sentimenti negativi. Da un punto di vista logico-matematico va da sé che, trattandosi di elezioni nazionali, i leader non si possano duplicare e abbiano scelto altri territori per le loro iniziative. Ma Genova è la sesta più popolosa città italiana.

Fatto sta che tra pochi giorni si vota e, se le previsioni sono corrette, farà ancora più freddo. L’ondata di gelo più intensa degli ultimi anni, secondo gli esperti. Eppure ibernare questa campagna elettorale più di così sembra davvero impossibile.

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