Genova. Proprio dopo aver superato il traguardo di 10 anni di età, Non solo parole, associazione genovese, sviluppata in Bassa Val Bisagno, che si occupa di progetti di inclusione sociale a partire dalla solidarietà e dall’educazione ambientale, è costretta a mettere in stand-by tutte le attività, con il rischio concreto di una chiusura totale.
La onlus, dal 2007, ha creato una rete di 900 punti di raccolta di tappi di plastica. Scuole, uffici, studi medici, palestre, edifici istituzionali, locali pubblici e così via: sono 900 i boccioni riempiti volontariamente dai cittadini che hanno sposato il progetto “Facciamo girare i tappi”. Che funziona così: l’associazione porta i tappi o altro materiale in plastica PP (plastica più preziosa di quella delle bottigliette) in isola ecologica. Riceve da Amiu 200 euro a tonnellata. Il 100% del ricavato va alle persone (due al momento) che lavorano al progetto e che altrimenti sarebbero disoccupate.
“Abbiamo permesso di creare posti di lavoro per un uomo e un ragazzo con problematiche – spiega Miriam, una delle creatrici dell’associazione – ma ora siamo sul lastrico, nel corso degli anni la collaborazione con Amiu e il Comune è sempre più venuta meno e adesso ci troviamo con l’impossibilità di pagare le spese vive da qui a fine mese”.
Cos’è successo? Nel 2007 l’associazione nasce, per poi registrarsi due anni dopo e partecipare a una serie di bandi. Il primo successo arriva nel 2010 quando Non solo parole si aggiudica un contributo di circa 800 euro da parte del municipio III e l’assegnazione di alcuni locali dismessi sulle alture di San Fruttuoso. Questo dà la possibilità ai volontari di strutturarsi e raccogliere sempre più materiale. Nel 2011 il progetto stringe un protocollo d’intesa con Comune e Amiu. L’azienda che si occupa di rifiuti sarebbe salita una volta al mese a San Fruttuoso per ritirare i tappi. Il ricavato era destinato a famiglie indigenti del territorio. Questa soluzione dura, però, solo due anni.
Nel 2013 Amiu fa sapere a Non solo parole che non avrebbe più potuto svolgere il servizio. I volontari si rimboccano le maniche e, con l’aiuto della Caritas, si dotano di un piccolo furgone che inizia a fare avanti e indietro per Genova a ritirare, quotidianamente, o tappi raccolti per portarli nell’ecopoint Amiu di Campi. “Ci avevano anche proposto di trasferirci in un altro locale – racconta Miriam – più facilmente raggiungibile, ma è saltato tutto”.
Già sempre più labile dal 2013 in poi, il rapporto di collaborazione con la nuova giunta comunale si è rivelato inesistente. “Non solo – racconta Miriam – siamo ancora in attesa degli ultimi sei mesi di rimborso per i tappi consegnati”. I responsabili della onlus hanno chiesto un incontro con l’assessore Matteo Campora che, l’ha accordato, al 13 marzo.
“In questo mese non sappiamo come e se potremo reggere – conclude la volontaria – dobbiamo bloccare il progetto e sperare che, se non saranno Amiu e Comune, qualche altro soggetto possa farsene carico o provare a sostenerlo”.
Intanto la capogruppo Pd in consiglio comunale, Cristina Lodi, ha annunciato di aver presentato alla giunta un’interrogazione urgente sul tema.