Genova. C’era probabilmente altra droga oltre ai 300 quintali di cocaina sequestrati dalla squadra mobile venerdì in un’intercapedine tra due paratie della Dimitri C, nave porta container battente bandiera libanese che da quattro giorni è ferma nel porto di Genova.
Dopo l’ultimo sopralluogo eseguito sabato dalla squadra mobile insieme al sostituto procuratore della dda Marco Zocco, i rilievi a bordo della nave sono terminati. Oltre droga, contenuta in involucri sigillati a loro volta messi dentro una ventina di sacchi neri nell’immondizia, gli investigatori hanno trovato altri sacchi neri vuoti: quattro o cinque in tutto che saranno a loro volta analizzati soprattutto alla ricerca di impronte digitali.
Ma il maxi cargo non potrà lasciare il porto di Genova finché non saranno terminati gli interrogatori dell’equipaggio i cui membri (tutti ucraini compreso il comandante ad eccezione di quattro russi) devono essere ovviamente sentiti con l’ausilio di un interprete. Obiettivo della Procura antimafia è scoprire chi tra i 30 marinai sia la “talpa” incaricata di consegnare la droga che era almeno in buona parte – secondo le ipotesi degli investigatori – destinata ad essere sbarcata a Genova.
Tre sono i sistemi che più frequentemente – spiegano gli investigatori – vengono utilizzati per sbarcare questi grossi carichi di droga: il primo, già visto anche in almeno due maxi sequestri in porto a Genova, è quello di nascondere lo stupefacente all’interno di container sulla parte anteriore. Il container viene quindi segnalato ai complici che sono di solito camalli addetti allo scarico e rapidamente sbarcata.
Il secondo sistema, piuttosto rischioso, prevede che la droga venga lanciata in mare e recuperata da un barchino che deve affiancare la nave: occorrono buone condizioni meteo e un pilota capace oltre che, ancora di più in questo caso, la collaborazione di alti vertici dell’equipaggio: in quel caso la droga viene di solito messa all’interno di sacchi di juta dotati di gps perché il carico è troppo prezioso per rischiare che venga perduto.
Il terzo sistema, che potrebbe essere quello da adottare nel caso della Dimitri C, è quello di far salire qualcuno – con la complicità di qualche membro dell’equipaggio – che nell’organizzare lo scarico dei container si occupasse di prelevare la droga.