Amarcord e riflessioni

Maura Fabbri e la “rivoluzione” del calcio femminile nel ’68: dal primo scudetto a Genova alla Nazionale, una vita per la libertà delle donne

L’ex campionessa genovese, allenatrice del Bavari Hills, protagonista in tv: “Ragazze battetevi per voi stesse, per la gioventù in difficoltà, per un futuro migliore”

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Genova. “Per me la libertà è sempre stata la cosa più importante: libertà mentale, di conoscere, di frequentare. Alle ragazze di oggi dico che dovete battervi per voi stesse, per la gioventù in difficoltà, per un futuro migliore”. Così Maura Fabbri, 66 anni, genovese, vincitrice del primo scudetto di calcio femminile nel 1968 con la società A.C.F. Genova e nella prima Nazionale Italiana in rosa, si è raccontata in tv sui Rai Tre, protagonista del programma “Le ragazze del ’68”.

“Noi facevamo la battaglia per libertà delle donne che sapevano giocare a calcio – ha detto Fabbri, che continua a seguire il calcio femminile allenando la formazione genovese del Bavari Hills – Ci allenavamo giorno e notte, anche la domenica”.

La Fabbri ha rivissuto le sue sfide nel calcio e nel lavoro, alla San Giorgio di Genova, come dirigente nel settore della moda. Amarcord e riflessioni sul primo campionato italiano di calcio femminile vinto con le sue compagne nell’Acf Genova proprio nel ’68, la straordinaria esperienza della partita in Iran su invito dello Scià di Persia, gli allenamenti durissimi per inseguire un sogno sportivo, lo scudetto, ma anche per affermare la libertà e la capacità delle donne di affermarsi in tutti i campi, compreso quello calcistico.

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