Genova. Sono stati 6.178.000 (share del 24,3%), ieri sera, gli spettatori che hanno scelto di sintonizzarsi sulla fiction Rai Principe Libero, che ricostruisce parte della biografia di Fabrizio De Andrè. La mini serie è stata premiata dagli ascolti, se si conta che un telespettatore su quattro l’ha guardata, piazzandosi al primo posto dei programmi più visti, ma di certo il dato è poco impressionante rispetto a quelli, per esempio, del recente Festival di Sanremo. Nella stessa serata di ieri L’Isola dei Famosi ha comunque registrato il 21,6% di share.
Resta da vedere se la seconda parte della fiction, questa sera, confermerà i risultati. Le altre reti schierano una programmazione tutta dedicata a San Valentino, con film romantici ma anche Chi l’ha visto? o Le Iene.
Dati di ascolto a parte, qual è stato il giudizio del pubblico connesso ai principali social network? Su Twitter – dove l’hashtag PrincipeLibero è diventato presto trend topic in Italia – il 90% dei commenti era assolutamente positivo. Quasi tutti hanno, più che altro, sottolineato con malinconia e rimpianto la grandezza del personaggio di Faber. Grandi lodi anche nei confronti dell’attore protagonista, Luca Marinelli, talmente bravo e calato nella parte di De André da far dimenticare molto in fretta il suo accento romano. Bravo, e bello. Come scrive – tra gli altri – Beatrice Mei: “Tutta Italia sotto un treno chiamato Luca Marinelli.”
Tutta Italia sotto un treno chiamato Luca Marinelli #PrincipeLibero
— Bea (@BeatriceMei) 13 febbraio 2018
La giornalista di Vanity Fair Stefania Saltalamacchia, twitta: “Luca Marinelli dopo 10 minuti sembra già l’unico che poteva interpretare De André #PrincipeLibero”.
E ancora The Young Sara: “Ma se Dori Ghezzi in persona ha amato letteralmente l’interpretazione di Luca Marinelli cosa siamo noi per fare polemica sul l’accento romano e dai. #PrincipeLibero”
Antivist, sempre su Twitter, ricorda un aspetto preciso del personaggio di De Andrè: “Aveva un italiano accademico, senza un accento genovese marcato, ergo calmate i bollenti spiriti su sta storia e fatela finita”.
Qui le polemiche per l’accento di Marinelli continuano e io lo ripeto un’altra volta: De André aveva un italiano accademico, senza un accento genovese marcato, ergo calmate i bollenti spiriti su sta storia e fatela finita. #PrincipeLibero
— Antivist (@maynegeek) 13 febbraio 2018
Tantissimi tweet di gradimento anche nei confronti del cast: in primis Gianluca Gobbi, quasi un clone di Paolo Villaggio (grande amico del cantautore scomparso), ma anche Matteo Martari, che interpreta Tenco, o le figure femminili, Valentina Bellé (molto simile negli atteggiamenti e anche fisicamente a Dori Ghezzi) e Elena Radonicich (meno simile alla vera Puny, ma altrettanto brava).
Secondo il parere dei social, a emergere, oltre alla biografia di Fabrizio De André, è la genialità del cantante e poeta, genialità che ritorna grazie a una sceneggiatura costellata di aforismi e atteggiamenti noti ai grandi appassionati del cantautore. Sandro Sartor scrive: “Questo gran bel film sottolinea ancora di più la miseria culturale in cui siamo sprofondati in questi ultimi anni”. La giovanissima Claudia Casiraghi twitta: “Ogni tanto, guardando cose come #PrincipeLibero, provo una nostalgia immensa per epoche che non ho vissuto. Per tempi in cui tutto sembrava possibile, dinamico, vivo”.
C’è anche chi però non apprezza e ricorda che Paolo Villaggio, al tempo, non era proprio così in carne.
Lo fa Beatrice Gollini: “Di genovese non c’è né l’accento né il dialogo né, soprattutto, lo spirito. Per me è no. (E Comunque villaggio non era grasso) #PrincipeLibero”
Di genovese non c’è né l’accento né il dialogo né, soprattutto, lo spirito. Per me è no. (E Comunque villaggio non era grasso) #PrincipeLibero
— Beatrice Gollini (@Beagollini) 13 febbraio 2018
Grande vittoria anche per Genova. La città, ritratta nel suo passato più o meno recente, nonostante qualche goffa ricostruzione in cartone e compensato, risalta in tutta la sua bellezza, in tutto il suo carattere: dai vicoli del centro storico, dove Faber scappava per incontrare qualche prostituta, alla spiaggia di Boccadasse, dai panorami di Castelletto agli interni delle case borghesi e nobiliari cittadine.
La regia di Luca Facchini, con cui la Genova e Liguria Film Commission, ha collaborato non si è risparmiata nel rendere Genova una città “speciale”. Luigi Ferrara, sempre su Twitter scrive: “Sai che bello passare per Genova negli anni 60 e sedersi con Tenco, Faber, Gino Paoli o Paolo Conte e ascoltare la poesia che si faceva musica #principelibero”
Alessandro Parodi fa eco: “Mi sono già commosso sei volte. Sarà che sto diventando vecchio. Sarà che questa vita l’ho ascoltata e letta e immaginata così tanto che a vederla sullo schermo mi fa impressione”. Fabrizio non vede l’ora di visitare Genova: “Film bellissimo. Ho solo voglia di fumare e bere. Voglio andare a Genova e scrivere. Voglio un giradischi e ascoltare DeAndrè. Il cinema italiano è vivo. A domani per la seconda parte. #PrincipeLibero” E poi Stefano Schifano che ricorda: “Tutti noi genovesi almeno una volta nella siamo entrati con i pantaloni e una bottiglia in mano in acqua a Boccadasse!”, riferendosi alla scena del dialogo sulla spiaggia tra Tenco e De André.
Tutti noi genovesi almeno una volta nella siamo entrati con i pantaloni e una bottiglia in mano in acqua a Boccadasse!#PrincipeLibero
— Stefano Schifano (@stejuve90) 13 febbraio 2018
Tutti no, ma molti sì.