Verso il 4 marzo

Elezioni, il Pd genovese ricompone i pezzi: “Cercheremo i voti casa per casa, agli elettori diremo la verità” fotogallery

Dalla sede di via Maragliano i candidati tornano a parlare di lavoro: "E' il primo punto". Per i dem, reduci in Liguria quasi solo di sconfitte, è la campagna più difficile di sempre

Genova. Su una parete della sala della sede genovese del Partito Democratico, in via Maragliano, c’è una copia de “Il quarto stato” di Pellizza da Volpedo. Nonostante sia parecchio sbiadita, virata in una beffarda metafora dai toni del rosso a quelli di un azzurro pallido, è pur sempre un’icona delle lotte del proletariato e della classe operaia.

Come dire, sarà pure sbiadito da anni di scissioni, dissidi per il mantenimento del potere, cambi di simboli e cambi di sede, ma nel dna del partito di centrosinistra, quella roba lì, da qualche parte c’è.

Non a caso, i candidati alle elezioni politiche di area genovese lo mettono al primo punto. Il lavoro. Lo ha detto Roberta Pinotti, l’ex ministro della Difesa è candidata nel collegio uninominale al Senato, lo ha detto Mario Tullo, parlamentare uscente, battagliero al collegio uninominale alla Camera di Genova Serra Riccò (forse l’area genovese che più ricorda quel Quarto Stato del quadro), lo ha detto Lorenzo Basso, altro uscente, candidato in un difficile (ma non impossibile) terzo posto nella lista del plurinominale Liguria 1. Oltre a loro c’erano anche Rosaria Augello, Giovanni Calisi e Marina Costa. Assenti per altri impegni fuori Genova Vito Vattuone, Raffaella Paita e Franco Vazio.

candidati pd elezioni politiche 2018

In via Maragliano il segretario genovese Alberto Pandolfo si adopera come durante l’allestimento di uno stand alla Festa dell’Unità per mettere a posto sedie e luci in quella che è la prima conferenza stampa ufficiale dopo la presentazione delle liste.

Negli stretti corridoi e negli uffici stracolmi di carte e opere d’arte contemporanea i candidati si scambiano qualche parola, si preparano per le foto di rito da mettere sui santini, mettono a punto i dettagli della campagna elettorale.

“Che sarà porta a porta – dice Pandolfo – in un mese esatto, ci muoveremo per strada, tra le persone, incontreremo gli elettori per fargli capire la serietà della nostra proposta”. Il clima è totalmente diverso rispetto a quello che, appena qualche giorno fa, permeava una riunione autoconvocata dalla minoranza del partito contro le decisioni della direzione nazionale, considerate penalizzanti per gli orlandiani liguri e genovesi.

Perché la sfida più difficile che il Pd si propone di affrontare, in vista del 4 marzo, è quella di conquistare voti senza promettere l’impossibile. “La riduzione delle tasse – attacca Rossetti – che tornato a essere un cavallo di battaglia di Berlusconi, se credete che senza copertura economica, senza riduzione del debito e senza alcun calcolo sia possibile regalare tutto a tutto, noi invece abbiamo idee e misure per lo sviluppo industriale del paese, abbiamo idee per portare nuovi investimenti”.

“Dalla flat tax al reddito di cittadinanza – continua Roberta Pinotti – Berlusconi l’ha proposta nel 1994, è stato al potere anni, e non l’ha mai applicata, chiediamoci perché. Mentre sul reddito di cittadinanza, non bisogna pensare sia la panacea di tutti i mali, noi non crediamo all’idea di uno Stato assistenzialista”.

Il rischio è che, in 30 giorni scarsi, non ci sia tempo abbastanza per smontare le proposte degli avversari e convincere i cittadini della bontà delle proprie. Mario Tullo è realista: “Abbiamo visto i sondaggi, sappiamo come sono – afferma – però sappiamo anche che ormai siamo in un sistema tripolare e quindi i giochi sono davvero aperti ovunque, per questo ci giocheremo tutte le carte”.

candidati pd elezioni politiche 2018

La macchinetta del caffè automatica ha sempre qualche spicciolo al suo interno. Di caffè ne serviranno parecchi, nel corso del mese che è appena iniziato, per portare avanti la campagna – per il Pd, e il particolare per il Pd ligure, reduce da grappoli di sconfitte – più spinosa da quando esso esiste. E forse persino da quando si chiamava in un altro modo.

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