Genova. “Non è affatto vero che utilizzo la polizia municipale da sei mesi solo per schedare i migranti, ma al contrario i controlli avvengono nell’ambito delle quotidiane attività di monitoraggio del territorio”. L’assessore comunale alla sicurezza Stefano Garassino risponde a Genova Solidale e a chi in questi giorni lo ha attaccato per la schedatura dei questuanti, un lungo elenco di 300 persone di cui 118 richiedenti asilo che ieri pomeriggio è stata consegnato al prefetto Fiamma Spena.
“Non è una schedatura – ribadisce l’assessore – e anche se il prefetto mi ha detto che ovviamente i nomi dei richiedenti asilo ospitati nei centri loro li hanno già, l’obiettivo è un altro ed è quello di stimolare le associazioni a lavorare bene perché dall’elenco si nota che si sono associazioni come il Cesto e la Croce bianca che non compaiono praticamente mai e altre che compaiono decisamente più spesso”.
Dall’elenco consegnato alla Prefettura e che riguarda solo i distretti primo e ottavo (mancano ancora i dati quindi dei controlli su tutto il ponente, sulla Valpolcevera e la zona di Nervi) i richiedenti asilo a cui la municipale ha chiesto i documenti perché chiedevano l’elemosina provengono da diverse strutture ma alcune compaiono più di altre: tra gli indirizzi più ricorrenti quello di via Caffaro (centro gestito dalla Croce Rossa), delle strutture gestite da Agorà in particolare del centro di via delle Fontane.
Le associazioni hanno chiesto di sedersi intorno a un tavolo per affrontare complessivamente il problema: “Spero che l’assessore Fassio competente per il sociale convochi al più presto un tavolo – dice Garassino – intanto come gruppo della Lega Nord abbiamo chiesto una commissione che audisca proprio le associazioni insieme a me e all’assessore Fassio. Spero che venga convocata al più presto e non si esaurisca in un’unica seduta in modo che le associazioni possano sollevare i loro dubbi e noi dire la nostra e fare delle proposte”.
L’intenzione di Garassino non è al momento quella di arrivare a un’ordinanza anti accattonaggio (ordinanze che fra l’altro vengono praticamente sempre impugnate e bloccate): “Io non ce l’ho con i mendicanti – ripete – ma con un sistema che se non funziona rischia di avvicinare queste persone alla microcriminalità perché chi alla fine del percorso non sa nemmeno l’italiano perché anziché frequentare i corsi stava per strada molto difficilmente potrà integrarsi e più facilmente finirà preda di qualche organizzazione criminale”.
Solo su un punto al momento associazioni e assessore leghista sembrano d’accordo: quello della necessità di verificare se dietro all’accattonaggio non ci sia un vero e proprio racket strutturato e organizzato. Lo aveva accennato a Genova24 Alberto Mortara e sulla questione concorda anche Garassino: “Mi sono arrivate segnalazioni anonime di persone che la mattina vengono caricate e scaricate da piccoli furgoni e di gente che ogni tot va a ritirare i soldi che vengono raccolti con l’elemosina. A Bordighera inoltre la polizia municipale ha segnalato che sarebbe la malavita genovese a gestire l’accattonaggio in riviera. D’altronde – insiste l’assessore – come fa gente arrivata da poco e che non conosce il territorio a scegliere sempre il bar o il supermercato con più passaggio?”.
“Porterò questo tema al prossimo comitato per la sicurezza pubblica – dice – perché non si tratta affatto di una questione ideologica. A maggior ragione se si trattasse davvero di un racket è un fenomeno che deve essere stroncato”