Genova. Dopo la notizia sulla consistenza dei richiedenti asilo schedati a Genova perché facevano l’elemosina – 118 su quasi 2000 – sono molte le voci di chi, occupandosi da anni di accoglienza, vede con perplessità la nuova pratica attuata dal Comune di Genova.
E dopo la posizione di Alberto Mortara, della fondazione Auxilium, che ha proposto: “Sediamoci tutti intorno a un tavolo e affrontiamo con serietà il problema che non può essere trattato solo come una questione di ordine pubblico”, a intervenire sono anche i responsabili del Ce.sto, cooperativa attiva nel centro storico ma anche fuori Genova, e i portavoce del Forum genovese del terzo settore.
Mentre si attende di capire quando il dossier sui questuanti sarà consegnato da Tursi alla Prefettura, e cosa farà, la Prefettura, di quei documenti, Ferdinando Barcellona, del Forum terzo settore, dice: “Stupiti, perché da mesi chiediamo al sindaco di firmare un protocollo, per il quale siamo stati convocati il 20 Gennaio, e di iniziare un confronto serio su punti di forza e di debolezza della città”. Le politiche di integrazione sono una priorità, secondo chi se ne occupa per mestoere. “Pensiamo che solo da un confronto e un lavoro condiviso tra Prefettura, Comune e Terzo Settore sia possibile provare a contrastare fenomeni come quello della questua, che nasconde un problema ben più ampio legato al racket e allo sfruttamento”.
Il Forum si è detto sorpreso anche dal fatto che l’assessore alla Sicurezza Garassino ha spiegato che la schedatura servirà anche a individuare gli enti gestori che non lavorano per l’integrazione. “Fermo restando che gli enti afferenti al forum hanno firmato con la prefettura la Carta della buona accoglienza – afferma Barcellona – è possibile che ci siano ospiti che non aderiscono al progetto perché vittime di racket o di sfruttamento e non è certamente la schedatura o il sanzionare l’ente che l’ha in carico che lo farà uscire da questo giro”.
Ancora più netta la posizione di Ce.sto. “Seguendo il dibattito pubblico che attraversa il mondo dell’accoglienza ci rendiamo sempre più conto che l’opinione pubblica e le azioni politiche amministrative sono segnate da una forte ignoranza dei reali processi di accoglienza e integrazione – si legge in un comunicato pubblicato anche sui social della cooperativa – sono spesso messe in evidenza solo le criticità esistenti e non le buone pratiche che se rafforzate e diffuse potrebbero rappresentare un valore per questa città e superare i problemi che si stanno manifestando”.
Secondo Ce.sto che accoglie da 8 anni centinaia di persone a Genova per una buona accoglienza e gestione della questione migranti ci vogliono “impegno e passione, accoglienza diffusa, corsi d’italiano, attività volontarie di cittadinanza attiva, tirocini formativi di inserimento lavorativo, attività ludiche/sportive che garantiscano che il difficile lavoro dell’accoglienza dia i suoi frutti”. A breve Ce.sto lancerà una campagna pubblica affinché i cittadini, gli amministratori, e chiunque voglia conoscere, possa vedere con i propri occhi questa realtà fatta di persone in carne e ossa che cercano un riscatto, una nuova vita e possono farlo insieme a tutta la città.