Genova. Il pubblico ministero Michele Stagno ha chiesto la condanna a otto anni e otto mesi per Gabriele Rigotti, 19 anne amico di Adele De Vincenzi, la 16enne uccisa da una dose di ecstasy una notte dello scorso luglio, per strada, a Genova.
Le accuse nei suoi confronti sono spaccio e morte come conseguenza di altro reato. Il gup Angela Nutini ha rinviato all’udienza del 5 febbraio quando, con ogni probabilità, arriverà la sentenza con rito abbreviato.
L’altro imputato è Sergio Bernardin, 21 anni, fidanzato di Adele, che ha scelto di farsi processare con rito ordinario: il suo processo è iniziato la settimana scorsa e sono previste udienze per tutto febbraio. Secondo quanto ricostruito dagli agenti della squadra mobile, i due (difesi dagli avvocati Elio e Riccardo Di Rella, Nicola Devoto, Giorgio Franchini e Luigi Sannino) la sera in cui morì Adele avevano consumato Mdma a casa di Rigotti con la ragazza e con un’altra minorenne: la droga era stata acquistata da un pusher di 17 anni a Busalla.
Quella notte. Adele si sentì male dopo alcune ore in centro a Genova. I due maggiorenni furono arrestati anche perché fornirono versioni contrastanti sulla modalità di acquisto della sostanza stupefacente e per l’atteggiamento tenuto nei momenti successivi al malore della ragazza visto che per evitare conseguenze non chiamarono il 118: quella notte Adele si accasciò a terra fra l’indifferenza dei passanti e lo stato di confusione degli amici.
Fu un netturbino a lanciare l’allarme al 118. Quando i medici giunsero sul posto Adele era in coma e poco dopo morì al pronto soccorso dell’ospedale Galliera. Drammatica la telefonata che il netturbino fece al 118 per far soccorrere Adele: “Fate presto, butta gli occhi all’indietro. E’ una ragazzina, trema tutta. E’ con degli amici, ma non vogliono chiamare l’ambulanza”.