Genova. “Renzi ha disonorato le istituzioni, l’istituzione che rappresentava quando era presidente del Consiglio, favorendo uno speculatore e facendogli guadagnare 600 mila euro grazie ad un’operazione in Borsa che è stata favorita dalla notizia che il governo stesse per fare un decreto legge”.
Così il candidato premier del Movimenti 5 Stelle, Luigi Di Maio, a Genova per il suo “rally” commenta le notizie relative al decreto sulle popolari e il presunto colloquio tra l’ex premier e De Benedetti. “Secondo il nostro codice etico Renzi non sarebbe neanche candidabile -conclude Di Maio – abbiamo regole precise che riportano l’etica in politica e, grazie al nostro statuto e al nostro codice etico interno, non sarebbe assolutamente possibile candidare uno come Renzi”. Ma Di Maio ne ha anche per Roberto Calderoli che aveva ricordato come, da ministro aveva abolito oltre 400mila leggi. “Calderoli fece una grandissima e suggestiva operazione mediatica col lanciafiamme ma girando il Nord gli imprenditori mi dicono che non è cambiato nulla dal punto di vista della burocrazia e la situazione è peggiorata. Lui ha avuto la sua occasione, ora noi ci prendiamo la nostra di sburocratizzare questo paese senza aggiungere leggi ma eliminandone 400”. Di Maio lo ha detto visitando, nella sua tappa genovese del “rally” elettorale, il cantiere di una azienda genovese, la “Edilizia acrobatica”.
Un’occasione per fare il punto sulle proposte del Movimento in tema di lavoro e burocrazia. “Questa è sicuramente una delle aziende che in questo paese stanno facendo innovazione che non è solamente nuova tecnologia ma anche creatività, nuove idee per ottimizzare i processi. Noi siamo la seconda forza manifatturiera d’Europa, prima per export – spiega – siamo un paese fondatore della Ue che ha tutte le carte in regola per eccellere. Queste persone riescono a fare grandi cose, nonostante il 70% di tassazione e la burocrazia e dare una mano a realtà come queste significa lasciarle in pace, permettergli di produrre valore senza necessariamente senza necessariamente dover adempiere a chissà quanta burocrazia, quanto certificati e quante scartoffie. Per questo noi abbiamo un progetto di abolizione di 400 leggi dello Stato che continuano a rendere un inferno la vita delle imprese per permettergli di lavorare e di produrre valore e non documenti da dare alla pubblica amministrazione”.
Infine, Di Maio ha anche affrontato il tema dell’editoria, con una risposta lapidaria. “I finanziamenti ai quotidiani e all’editoria non sono nel nostro programma e quindi li aboliremo”.