Genova. Già nel 700 la Cina pensava al mercato occidentale e i manufatti che arrivavano sul nostro territorio spesso non erano copie di opere originali della Cina ma oggetti realizzati secondo quello che era l’idea europea della Cina.
Si trattava, in pratica, di oggetti artistici creati apposta per i gusti dell’Occidente che la compagnia delle Indie portava in gran numero in Europa. Un genere artistico che era stato definito “cineseria” e del quale facevano sfoggio le grandi famiglie che ornavano ville e palazzi patrizi con vasi, ventagli, paraventi e dipinti che raccontavano una Cina che esisteva solo nella testa degli occidentali.
Oggetti molto belli e particolari, che si possono scoprire all’interno della mostra ‘Orientalismi’ a cura di Loredana Pessa, che sarà possibile visitare a Palazzo Bianco fino al 29 aprile, Un viaggio tra ceramiche e merletti di ispirazione araba, marsine con fiori giapponesi e piatti dai motivi orientali che testimoniano la febbre dell’Oriente che catturò l’Europa dal Rinascimento fino al Settecento.
“Il 90% degli oggetti arrivano dai Musei di Strada Nuova – spiega la curatrice – poi ci sono dei prestiti librari dalla Biblioteca universitaria e dalla Berio. Il clou dell’Orientalismo lo abbiamo in tutto il Settecento quando addirittura arrivano manufatti realizzati in Cina con disegni derivati da ambasciate occidentali come uno splendido paravento della collezione Brignole Sale”.
Una viaggio che parte dalla moda “moresca”, punto di partenza e di ispirazione per macrame’ liguri, arrivati fino ai giorni nostri e che attraverso le ceramiche di Delft arriva agli oggetti meticci che, in un certo senso, reinterpretavano fiori e flora indiani o giapponesi o cinesi.