Genova. Potrebbe essere l’esame degli smartphone e dei computer, una trentina in tutto, ritrovati sul furgone del marocchino arrestato in porto, a Genova, mentre tentava di imbarcarsi con 400 mila euro in contanti, a fare luce sulla vicenda.
Le piste seguite dalla polizia sono quelle di un traffico di droga (qualche giorno fa la Polmare aveva ricevuto una soffiata relativa al transito di un carico importante attraverso il porto, ma forse si trattava del denaro e non di stupefacente) oppure di un giro di money transfer clandestino tra Italia e nord Africa.
Quello che è certo è che probabilmente i soldi, occultati in casse stereo e doppi fondi all’interno del camioncino, erano divisi in tre parti, e a ogni maxi-mazzetta corrisponde un nome, un’indicazione diversa.
Inutile, due giorni fa, l’interrogatorio del marocchino 47enne, incensurato, residente a Milano, finito in manette. Non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione.