Genova. “Non ho riconosciuto nessuno e non so nemmeno quante persone ci sono venute addosso. In quel momento ho pensato solo a salvare la pelle, poi a salvare un compagno e poi di nuovo a salvare la pelle”.
E’ rimasto in Questura per circa un’ora il secondo antifascista ascoltato dalla sezione investigativa della digos che sta indagando sull’accoltellamento del 36 enne D. M. avvenuto la sera del 12 gennaio mentre con un gruppo di attivisti attaccava manifesti in vista del corteo antifascista del 3 febbraio. “Non ho visto nemmeno quanti fossero, ho solo sentito parecchie voci. Poi ne ho visti due, uno con una cinghia e uno con una bottiglia, ma ho pensato a tirar fuori dai guai un compagno e poi siamo fuggiti e ci siamo rivisti qualche centinaio di metri più in là”.
L’attivista, 40 anni, dice di non aver visto l’aggressione al ferito: “In quella fase non ho neppure visto che stavano aggredendo lui, l’ho capito solo quando ci siamo messi in salvo e ritrovati”. Le audizioni proseguiranno nei prossimi giorni per arrivare a individuare il gruppo che ha preso parte all’aggressione e che potrebbe essere accusato di tentato omicidio in concorso.