Vertenza

“Rinascente non deve chiudere”, la protesta arriva in consiglio regionale nel giorno dell’incontro “saltato” con l’ad

I sindacati temono che la chiusura dei grandi magazzini possa essere il primo segnale di una nuova ondata di crisi

Genova. “Aggiungi un posto al tavolo” dicono i sindacati che, nella giornata di sciopero dei lavoratori di Rinascente, rivendicano il diritto a partecipare all’incontro con i vertici dell’azienda, che era in programma oggi è che è stato rinviato alla prossima settimana. “Vogliamo far sentire la mostra presenza alle istituzioni – spiega Cristina D’Ambrosio, segretario Uiltucs – perché la Rinascente non può e non deve lasciare Genova”.

A rischiare il lavoro sono, infatti, un centinaio tra dipendenti diretti, una sessantina, e indotto e per questo motivo i lavoratori sono andati in corteo in Consiglio Regionale. “Al presidente Toti è al sindaco Bucci chiediamo soluzioni – spiega Nicola Poli, Filcams Cgil – come proporre nuove location, aiutare l’azienda con proposte ma, sopratutto, di formare un sistema città, che qui manca, e servirebbe per dare sviluppo a tutte le aziende”.

A preoccupare sono, soprattutto, le aziende del terziario che, spiegano i sindacati, rappresentano il 60% del nostro pil. E per Rinascente la paura è che la chiusura della sede genovese sia solo un primo passo. “Noi temiamo che ci possano essere altre situazioni di crisi in altre città – conclude Silvia Avanzino, segretario di Fisascat Cisl – e temiamo che l’intento sia quello di rimanere con sole due sedi, a Roma e Milano. L’unica proposta che, in questo momento siamo in grado di accettare è che l’azienda ripensi alla Siae scellerata decisione perché il punto di Genova può ancora funzionare”.

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