Genova. Vertice di Capodanno al Mise sulla vertenza Ericsson al quale ha partecipato anche il ministro Carlo Calenda. Secondo quanto appreso la multinazionale svedese ha rimodulato alcuni numeri visto che nelle ultime settimane un’ottantina di lavoratori sono usciti ‘volontariamente’ dall’azienda dietro incentivi. Resta confermata la nascita a partire dal primo gennaio di una nuova società al 100% di proprietà di Ericsson che si occuperà esclusivamente della manutenzione dei siti e dove saranno convogliati 486 lavoratori su circa 3 mila a livello nazionale di cui 25 genovesi.
Exi, questo il nome della nuova azienda, dovrà – hanno spiegato ieri al Mise i dirigenti di Ericsson – contenere decisamente i costi e occuparsi anche di manutenzioni di tipo elettrico ed edile. Per questo non solo all’interno sono già previsti 120 esuberi (circa un quarto del personale che dovrebbe finire nel contenitore) ma anche una revisione contrattuale che non è stata però esplicitata.Il timore dei sindacati è che possano essere tagliati gli integrativi o addirittura rivisto il tipo di contrato nazionale da applicare.
Inoltre Ericsson vorrebbe procedere ad ulteriori 200-250 esuberi tramite cessione di ramo d’azienda, ma non è stato detto nulla su potenziali acquirenti e, su ciò che rimarrà della ‘vecchia’ Ericsson ci sarebbero pronti ulteriori 100-150 esuberi.
Se la situazione resta drammatica, alle parole del ministro Calenda che ha chiesto di cominciare un confronto già subito dopo Capodanno per scongiurare gli esuberi e incentivare il ricorso agli ammortizzatori sociali, l’azienda (che finora aveva sempre rifiutato strumenti come cigs o contratti di solidarietà) ha per la prima volta mostrato una timida apertura. “Speriamo che questa apertura sia vera – commenta Massimo Dalla Giovanna, rsu Ericsson – e che l’azienda sia davvero disponibile a utilizzare strumenti diversi rispetto ai licenziamenti. Preoccupa il fatto che che proprie ieri siano state sciolte le Camere e il Governo di fatto abbia esaurito il suo compito: ci auguriamo che non si tratti quindi solo di uno spot elettorale”.