Genova. Il gup Carla Pastorini ha disposto una perizia per capire se l’incendio appiccato dalla donna di 33 anni che lo scorso febbraio diede fuoco al suo appartamento, in via Odessa cercando di uccidere se stessa e i suoi due bambini di 13 e 10 anni, abbia creato una situazione di pericolo qualificabile come “strage” o vada derubricata in tentato omicidio.
Così la sentenza attesa per oggi è stata rinviata. Nella scorsa udienza il pubblico ministero Francesco Cardona Albini ha chiesto sei anni e otto mesi di reclusione calcolando la pena appunto sul reato di strage. Se il reato fosse riqualificato per la donna la pena sarebbe certamente più lieve.
La 33enne aveva perso il marito che si era suicidato circa un anno prima dell’incendio ed era seguita dai servizi sociali per una forte depressione. Qualche mese prima aveva già tentato di appiccare un rogo nell’appartamento.
A febbraio era stato il figlio più grande (assistito dall’avvocato Federico Ricci) a salvare il fratellino e a convincere la mamma a uscire dalla casa in fiamme. Nel rogo l’appartamento, di proprietà della Curia, era stato completamente distrutto e l’intero edificio era stato evacuato.