Domani

Corteo storico e falò, a Genova torna il Confeugo

Genova, la cerimonia del Confeugo
Foto d'archivio

Genova. Manca poco al Natale e come ogni anno a Genova si rinnova la tradizione del Confeugo. Domani saranno il sindaco Marco Bucci e il presidente de A Compagna, Franco Bampi, a dare il via alla cerimonia, dedicata quest’anno allo scultore Giulio Monteverde, a cento anni dalla sua morte.

IL PROGRAMMA. Alle 16 partirà dall’Area del Mandraccio al Porto Antico il corteo con i gruppi storici guidato dall’Abate del Popolo. Percorrerà piazza Caricamento, via Frate Oliverio, Piazza della Raibetta, via San Lorenzo, via Petrarca.

Alle 16,45 arrivo in piazza De Ferrari, dove l’attesa sarà allietata dalle musiche e dalle danze del Gruppo Folcloristico “Città di Genova”.

Alle 17, dopo l’esibizione degli sbandieratori dei Sestieri di Lavagna, l’Abate incontrerà il Sindaco e gli offrirà il tradizionale “Confeugo”, che verrà acceso al rintocco del
“Campanon de Paxo”
(la campana del Palazzo Ducale, collocata sulla Torre Grimaldina)

Alle ore 17.15 nel Salone del Maggior Consiglio l’Abate del Popolo, come da tradizione, elencherà al Doge tutti i problemi insoluti della città, con molte raccomandazioni e l’augurio che ne venga tenuto conto. Maurizio Daccà, console de “A Compagna”, farà una lettura sulla figura di Giulio Monteverde.

A seguire l’esecuzione delle armonie natalizie: “Gente, l’è chì Natale!” Laura Parodi (voce), Julyo Fortunato (fisarmonica), Fabio Rinaudo (cornamusa); “Natale: parole e musica” Carlo Denei (voce) e Davide (voce e chitarra) e Alessandro De Muro (voce e buzuki), Franco Buffarello ( tastiera) . Conclude la danza popolare del Gruppo Folcloristico Città di Genova. Presenta il “Cintraco” Marco Pepè

LA STORIA. Questo rito riprende un’antica tradizione della Repubblica di Genova, documentata dal secolo XIV, ma probabilmente più antica, risalendo presumibilmente al Medioevo, forse all’epoca del Comune del Popolo (XII secolo). Essa consisteva infatti nell’omaggio da parte dell’Abate, che rappresentava il Popolo, alle massime Autorità di un grosso tronco di alloro, ricoperto di rami. Ne furono destinatari nel corso del tempo, prima il Podestà, poi il Capitano del Popolo e infine il Doge.
Esistono testimonianze del fatto che il corteo partisse dalla Valle del Bisagno e attraverso il Ponte di Sant’Agata percorresse le attuali via San Vincenzo, Via Porta d’Archi, vico Dritto Ponticello, Porta Sant’Andrea fino ad arrivare al Palazzo del Governo, l’attuale Palazzo Ducale.
Davanti al Ducale l’Abate si rivolgeva al Doge pronunciando le seguenti frasi: “Ben trovòu messê ro Duxe” e il Doge rispondeva “Ben vegnûo messê l’Abbòu”.
In tarda serata il Doge e il suo seguito appiccavano fuoco all’alloro, per buon auspicio, e vi gettavano sopra un vaso di vino e lo addolcivano con confetti e zucchero. I presenti cercavano di portare a casa un tizzone come amuleto.
La Cerimonia venne sospesa nel Settecento e ripresa nel 1923 dall’associazione A Compagna, associazione nata in quell’anno per la tutela e la conservazione della cultura e delle tradizioni genovesi, per esser nuovamente interrotta nel 1937. Da allora è il presidente della Compagna che impersona l’Abate del Popolo, portando il tradizionale tronco d’alloro al Sindaco. Dal 1951 la Cerimonia è continuata di anno in anno sempre con l’offerta di una pianta di alloro, adorna dei colori rosso e bianco, completata con il falò rituale di un fascio di alloro ed uno scambio di auguri contornato da commenti sugli avvenimenti dell’anno trascorso e impegni e richieste per l’anno a venire.

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