Genova. Come previsto e preannunciato, e nei tempi prestabiliti, Banca Carige ha sottoscritto un accordo vincolante per la cessione a Credito Fondiario di un portafoglio di crediti in sofferenza – non productive loans – con un valore nominale lordo di circa 1,2 miliardi di euro.
Il corrispettivo della transazione è di 265,7 milioni, corrispondenti a un prezzo di cessione di circa il 22,1% del valore nominale lordo, migliorativo rispetto a quello previsto nel piano industriale 2017-2020 approvato lo scorso 13 settembre. La cessione porterà a circa 2,2 miliardi di euro il totale delle cessioni di crediti in sofferenza realizzate da Banca Carige nel secondo semestre dell’anno. Il programma di de-risking incluso nel piano industriale prevede di raggiungere un totale stock di credito deteriorato di 3,1 miliardi entro il 2020. Il perfezionamento della transazione è previsto entro fine 2017.
La notizia, accompagnata da quella che vede Carige siglare con Credito Fondiario un accordo vincolante per la cessione del ramo d’azienda relativo alla piattaforma di gestione dei crediti deteriorati, arriva nell’ultimo giorno dell’aumento di capitale da 560 milioni di euro.
Oggi si capirà, intanto, se sarà necessario ricorrere all’asta supplementare sui titoli rimasti non esercitati, e poi se alcuni fondi di investimento importanti (uno fra tutti Algebris) decideranno o meno di essere della partita, e con quote così consistenti da poter cambiare qualche equilibrio nell’azionariato.
A questo proposito, in caso di inoptato, oltre al paracadute del consorzio di garanzia, restano le disponibilità di Volpi e Malacalza ad aumentare la loro presenza nel capitale, anche se, nel caso di Malacalza, Bce e Banca d’Italia, avrebbero chiesto di inserire alcuni paletti per limitare l’influenza del gruppo genovese sulla gestione operativa dell’istituto di credito.