Genova. Dalla sua nascita, è sempre stata uno dei simboli dell’Italia del boom economico, dello shopping nella sua concezione più moderna, i “grandi magazzini” per eccellenza in un Paese dove non esistevano Harrods o Les Galeries La Fayette. Per questo la notizia che il negozio genovese della Rinascente, nel centro città, chiuderà i battenti entro il 28 ottobre 2018 lascia sotto shock non soltanto i lavoratori diretti e dell’indotto di quella realtà.
E’ di stamattina la comunicazione da parte dell’azienda alle organizzazioni sindacali e alle lavoratrici e lavoratori del punto di vendita genovese.
Lo scrivono i sindacati di settore di Cgil e Cisl. “Una gravissima perdita per il tessuto commerciale del territorio e per l’intera città di Genova, che vede nuovamente sparire un’importante azienda, presente in quella sede fin dal 1960, la quale ha scelto di chiudere e spostare il centro dei propri affari in altre città, adducendo come giustificazione il fatto che la piazza genovese da tempo non sia più interessante dal punto di vista commerciale – si legge nel comunicato sindacale – Pertanto, considerate le varie problematiche quali il costo fuori mercato dell’affitto, gli scarsi introiti e i costi di gestione, ha deciso drasticamente di chiudere il magazzino”.
A nulla sono serviti i sacrifici fatti dai lavoratori, circa una sessantina, in questo lungo periodo che ha visto gli stessi in contratto di solidarietà da 5 anni. Una crisi che, quindi, era nell’aria già da tempo. E se La Rinascente era l’insegna del boom, negli anni del boom, è forse normale che sia oggi, negli anni della crisi, il simbolo di una crisi inesorabile per strutture di vendita che non sono riuscite a mantenere il passo coi tempi.
I sindacati hanno immediatamente chiesto un incontro alla proprietà per chiedere alla stessa di ripensare “questa scelta sconsiderata rivalutando la piazza, rimodulando un’offerta commerciale e ragionando su un’ubicazione più attrattiva”.
Sul tema, sono già arrivate le prime reazioni da parte della politica. “Ci appare una decisione piuttosto incomprensibile dal momento che Genova è una città in espansione – afferma il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – in cui stanno crescendo terziario e turismo. Incontreremo al più presto i vertici dell’azienda per discutere di questa scelta senza senso e lavoreremo per non far perdere questo spazio alla città”.
“A quanto emerge, non ci sono margini di trattativa per i rappresentanti dei lavoratori, ai quali è stata prospettata la possibilità di ottenere 35 posti full time in altre sedi del gruppo – scrivono i lavoratori – appena il 40% del totale dei dipendenti a rischio e, per di più, con la prospettiva obbligata di doversi trasferire fuori Genova. Un aut aut inaccettabile per decine di lavoratori e le loro famiglie. Si tratta dell’ennesimo fronte di crisi occupazionale che si apre in città. E arriva proprio dal cuore di quella “city” che doveva diventare – nelle intenzioni del sindaco Bucci – il fulcro del rilancio economico, turistico e occupazionale di Genova”. Il MoVimento 5 Stelle annuncia di essere in movimento – a tutti i livelli istituzionali (Comune, Regione, Municipio, ma anche in Parlamento) – per scongiurare la crisi occupazionale e garantire ai lavoratori occupazione e reddito. Siamo pronti a chiedere un tavolo congiunto Regione-Comune con all’ordine del giorno la crisi Rinascente. Toti e Bucci facciano la propria parte per tutelare i lavoratori.
“Esprimo una forte preoccupazione per l’ennesima possibile perdita di lavoratori a Genova – dice il deputato di Possibile Luca Pastorino – Spero si possa scongiurare la chiusura. Se la Rinascente apre in pompa magna su 8 piani a Roma e chiude a Genova esiste un problema locale. Chiedo al sindaco Bucci di attivarsi per aprire un tavolo con i sindacati e l’azienda, cercando soluzioni, come lo spostamento della sede della Rinascente. Inoltre, sono disponibile a intraprendere azioni parlamentari che possano agevolare la trattativa. Perché senza Rinascente, Genova, è meno meravigliosa e senza lavoro non lo è per niente”.
“La scelta dell’azienda di spostare gli affari, concentrandosi su altre città italiane, rappresenta una gravissima perdita per il tessuto commerciale e per la città di Genova – dichiarano il segretario Pd genovese Pandolfo e la capogruppo in Comune Cristina Lodi – La chiusura del magazzini a causa di costi di gestione troppo alti fa scattare un allarme dal punto di vista occupazionale e avanza ombre sull’attrattività e competitività commerciale della nostra realtà”.