Genova. Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma per gli uomini che maltrattano le donne è un giorno come un altro.
Ecco che nelle ultime ore la Polizia di Stato di Genova si è occupata di due casi di violenza di genere, denunciando due uomini, due giovani uomini, per lesioni, violenza privata e stalking: due storie di violenza venute alla luce grazie al coraggio delle vittime, che hanno trovato la forza di denunciare i loro persecutori.
La prima vicenda risale a ieri mattina quando una 25enne genovese, in lacrime, ha fermato una volante della Questura impegnata in attività di pattugliamento nel centro storico. Agli agenti la donna ha raccontato di essere appena sfuggita alla violenta aggressione da parte dell’ex compagno, anch’egli genovese di 25 anni, avvenuta nell’abitazione di quest’ultimo.
Dopo l’ennesima lite l’uomo ha colpito ripetutamente la donna, l’ha chiusa in casa e l’ha afferrata al collo, per impedirle di urlare e chiedere aiuto. Solo il sopraggiungere di un’altra persona le ha dato l’opportunità di fuggire. Episodio questo, ultimo di una serie mai denunciata o segnalata prima alle forze di polizia. Il 25enne, raggiunto nel proprio appartamento, è stato denunciato.
Questa notte il secondo episodio. Le volanti sono intervenute a San Fruttuoso dove una ragazza minorenne genovese, a casa di un’amica per una festa di compleanno, era stata malmenata e trascinata fuori da un ragazzo. Immediate le ricerche da parte dei poliziotti, che in breve tempo hanno rintracciato il giovane, un 17enne, che ha negato ogni addebito dicendo di non vedere la ragazza da un anno.
Quest’ultima fortunatamente era riuscita a scappare e a rifugiarsi a casa. In sede di denuncia, ha riferito di episodi passati di molestie, minacce e percosse subite dal 17enne. Il ragazzo, con un precedente di polizia per maltrattamenti in famiglia, è stato denunciato.
La Polizia di Stato, che oggi sarà presente con un banchetto informativo dedicato alla campagna “Questo non è amore” in galleria Mazzini, sottolinea come il fenomeno abbia profonde radici culturali e sociali e come possa essere combattuto, più che con gli strumenti investigativi, con un cambiamento nel modo di pensare. “Un percorso che vede la Polizia di Stato quale parte integrante di una rete fatta di istituzioni, enti locali, centri antiviolenza e associazioni di volontariato”.