Genova. Il vicepresidente di CasaPound, Simone Di Stefano, ha scelto Genova per lanciare la propria candidatura a presidente del consiglio in vista delle prossime elezioni politiche. Il convegno del movimento di estrema destra, all’hotel Astor di Nervi, aveva come obbiettivo quello di dire che, ai prossimi appuntamenti elettorali, CasaPound ci sarà sempre di più. Una prova di forza, da “movimento” che diventa “partito” a tutti gli effetti e che sa di poter contare su un sostegno e su una ribalta mediatica inimmaginabile fino a poco tempo fa.
E così, davanti a oltre 400 militanti, un numero che né gli organizzatori né la questura si aspettava – di cui i due terzi arrivati da fuori Genova è iniziato l’incontro “blindato” da 150 uomini dell’ordine.
All’evento, a sorpresa, si è presentato anche il presidente di Casapound Gianluca Iannone che non ha però rilasciato dichiarazioni. D’altronde le ‘regole’ di CasaPound sono chiare: “Parla solo il vicepresidente Di Stefano – spiega Cristian Corda, resposabile di CasaPound Genova – e i consiglieri eletti. Ed è vietato intervistare i militanti”.
L’unico politico presente è Gianni Plinio, vicecoordinatore di Fratelli D’Italia Genova (non c’erano rappresentanti delle istituzioni e amministratori pubblici locali, sebbene invitati). I vertici del movimento, e una delegazione ristretta della sezione locale, come parzialmente già trapelato, in serata si sposteranno nella nuova sede di via Montevideo per un aperitivo informale.
“Oggi siamo qui con i nostri consiglieri comunali eletti un po’ in tutta Italia e presentare la candidatura alla presidenza del consiglio. Ovvio che il presidente del consiglio sarà incaricato dal presidente della Repubblica ma visto che tutti parlano di Salvini premier o di Berlusconi premier – ha detto Di Stefano – io oggi sono qui a dire che sarò ufficialmente il candidato premier di CasaPound alle elezioni nazionali”.
“Casapound è dappertutto e dappertutto parla, compresa Genova, perché è nel nostro pieno diritto. Che Genova sia una città rossa è un dato di fatto, ma esiste una tradizione popolare molto forte a cui noi parliamo perché Casapound parla in quegli spazi sociali che erano ritenuti appannaggio esclusivo della sinistra – continua Di Stefano, che ha presentato anche un canovaccio di programma per le prossime politiche – Giustissimo essere a Genova perché è una città di lavatori e di portuali”.
La Nervi “contro”. Mentre tra piazza Alimonda e via Montevideo un gruppo di antifascisti volantinava e attaccava adesivi contro l’ultradestra (ne abbiamo scritto qui), a Nervi c’è chi esprimeva diversamente il proprio dissenso nei confronti dei militanti di CasaPound. Così da una parte in piazza Pittaluga alcuni cittadini hanno cantato Bella Ciao e sventolato bandiere dell’Anpi, dall’altra la “protesta” del titolare di una gastronomia, Lasagne d’Autore, Lorenzo Paolicelli, cui gli organizzatori del convegno avevano chiesto 30 teglie di lasagne: il commerciante si è rifiutato di prepararle per quel genere di clientela: “Io sono anarchico non do da mangiare ai fascisti”, ha detto. Un’altra commerciante, titolare di un negozio di fiori, è critica: “Non si può bloccare un quartiere a causa di persone antidemocratiche, chiudo per ragioni do sicurezza, sono indignata come cittadina. Nervi blindata e ennesima ferita per Genova e la sua storia”.