Niente panico

Carige, tra i clienti genovesi monta la psicosi collettiva, Consob sospende il titolo per “mancanza di trasparenza”

Correntisti e azionisti si chiedono cosa fare, tra catene "social" in cui si parla di fallimento e chiamate ai consulenti finanziari, la parola d'ordine è: informarsi.

Bruco, il degrado del fratello minore

Genova. “Ho il conto in Carige da più di 30 anni, i miei genitori e i miei nonni lo avevano in Carige. Sì, sono preoccupato ma mi dico: se fallisce Carige fallisce la città, è una banca troppo importante perché la lascino andare giù”, a parlare è un correntista della “banca dei genovesi”, pensionato, informato, cauto. Ha appena ritirato qualche banconota allo sportello di via XXV Aprile, proprio vicino alla sede della “cassa di risparmio”: la storica Casana.

Per un cliente “fiducioso”, in queste ore ce ne sono altrettanti in preda all’ansia. Sull’autobus, nei bar e – come se no? – sui social network “bail in”, “risoluzione”, “consorzio di garanzia” sono termini che vengono snocciolati come si trattasse di “fuorigioco” e “rigori negati”.

Il panico da crisi finanziaria in queste ore in cui l’aumento di capitale di Carige sembra essere più complicato del previsto è diffuso. E se un consigliere delegato del Comune di Genova (Francesco Maresca, delega al porto) si lancia in uno status su Facebook dove parla di banca che sta per fallire (salvo poi modificarlo con “in crisi”), non ci si stupisce di vedere catene di Sant’Antonio in cui si suggerisce di cambiare banca e post di questo tipo dove si parla, ingiustificatamente, espressamente, di banca fallita.

Bruco, il degrado del fratello minore

No, Carige non è fallita, anche se è venerdì 17. Ma le cose potrebbero andare meglio di così. In queste ore la Consob ha sospeso dalle negoziazioni in borsa i titoli Carige. Era già successo con Mps lo scorso 23 dicembre. La motivazione? “L’attuale contesto informativo non garantisce la trasparenza, l’ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori, in ragione dell’incertezza in merito all’operazione di aumento di capitale e alle eventuali iniziative in corso da parte della Banca e delle competenti autorità per la vigilanza prudenziale“.

A spingere la Commissione a fermare le negoziazioni sono stati il comunicato di Carige di ieri con il quale l’istituto ha reso noto che “non si sono pienamente realizzate le condizioni per la costituzione del consorzio di garanzia ai fini dell’avvio dell’annunciato aumento di capitale da euro 560 milioni”, e quello di ieri sera in cui, sempre Carige, ha spiegato che “gli impegni sottoscritti ricevuti dalla Banca ammontano all’11,75% del capitale sociale, oltre a quanto comunicato nel pomeriggio dalla Malacalza Investimenti che ha dichiarato di confermare ancora la propria attitudine di sostegno nell’interesse della Banca del territorio e dell’azionariato tutto”. Qualcosa che, evidentemente, non basta.

E infatti l’ad di Carige Paolo Fiorentino dedicherà la giornata di oggi a incontrare le banche che dovrebbero costituire il fondo di garanzia -Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays – e lo stesso Malacalza con l’obiettivo di ricomporre la situazione.

La psicosi è dietro l’angolo, e forse l’ha già svoltato. Abbiamo raccolto alcune testimonianze “tipo”. Tania, 38 anni, ha deciso di andare oggi stesso a spostare il proprio conto in un altro istituto. Antonio, 56, si domanda se mantenere in Carige il proprio conto corrente e quello della madre. Alberto, 42, sta valutando se accettare una proposta di ricontrattazione di un mutuo o se trasferirlo su un’altra banca.

La domanda che si pongono i clienti, d’altronde, è: se ho un conto corrente o un conto deposito presso Carige, rischio qualcosa? In teoria no. I conti fino a 100 mila euro sono tutelati dal fondo interbancario di tutela dei depositi. Chiudere tutto, specialmente se si hanno conti vincolati contro le chiusure anticipate, non serve a nulla. Informarsi con il proprio consulente di fiducia, o con altri, è la cosa migliore da fare. Se il conto è superiore a 100 mila euro, un’opzione non troppo traumatica può essere quella di diversificare su vari istituti di credito.

Non posso essere modificate, dalla banca, le condizioni di mutui e prestiti fino alla scadenza, mentre per quanto riguarda azioni e obbligazioni, meglio farsi due conti, anche in questo caso parlandone con un professionista. Carige non si sta avvicinando al “bail in”, ma il rischio che i debiti di una banca vengano coperti azzerando il valore proprio delle azioni, esiste. Anche le obbligazioni rischiano di valere sempre meno.

Bruco, il degrado del fratello minore

Ricordando che a luglio, nonostante le turbolenze degli ultimi mesi, l’agenzia Moody’s ha migliorato il rating (una sorta di voto sull’affidabilità) a lungo termine sui depositi dell’istituto, portandolo da “Caa1” a “B3”, sulla base del recente intervento del governo per il salvataggio delle popolari venete e del Monte dei Paschi di Siena. Moody’ ha confermato il rating sulla solidità patrimoniale della banca fissato a “Caa2”, che conferma Banca Carige tra gli emittenti speculativi.

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