Il convegno

Liguria, ictus celebrale: 4mila ricoveri l’anno, 15 casi ogni giorno

corsia ospedale

Liguria. In occasione della XIII Giornata mondiale contro l’ictus celebrale, che verrà celebrata domenica 29 ottobre, è stato organizzato a Genova il “Primo convegno regionale sulla cura dell’ictus in Liguria” con lo scopo di dare il via ad un confronto tra medici, associazioni, istituzioni, operatori sanitari e cittadini su una malattia che in Liguria, nel 2016, ha portato ad una stima di circa 4mila ricoveri l’anno.

Anche la Liguria è afflitta da questa malattia che è strettamente legata all’età: ogni giorno in Liguria si calcola via siano almeno 15 nuovi casi di ictus. “Intervenire precocemente, riconoscendo i sintomi – afferma la vicepresidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Sonia Viale – è chiamando i soccorsi ed effettuando le corrette terapie, consente non solo di ridurre il rischio di mortalità, ma soprattutto gli esiti, spesso invalidanti, di questa malattia. Ecco perché iniziative come quella di oggi sono fondamentali per diffondere la cultura della prevenzione, con informazioni e consigli semplici e puntuali che, in caso di emergenza, possono rivelarsi molto preziosi. Non dobbiamo dimenticare, poi, chi si prende cura di un paziente colpito da ictus: compito delle istituzioni è anche quello di sostenere questo ‘welfare invisibile’, costituito quasi sempre dalla rete familiare. L’obiettivo del percorso avviato in Liguria per garantire una sempre maggiore integrazione tra ospedale e territorio, anche attraverso il piano sociosanitario varato dalla Giunta, è quello di realizzare una sanità sempre più a chilometro zero, avvicinando il più possibile la risposta sanitaria alle reali esigenze di pazienti e famiglie”.

“L’ictus rientra nelle patologie cosiddette ‘tempo-dipendenti’ – spiega Massimo Del Sette, direttore S.C. Neurologia E.O. Ospedali Galliera e Presidente A.L.I.Ce. Liguria – cioè malattie in cui la precocità dell’intervento è fondamentale per i risultati finali della terapia. Si stima, infatti, che ogni minuto all’esordio di un ictus ischemico vengono persi circa due milioni di neuroni cerebrali e circa 14 chilometri di fibre nervose”. L’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce.), attiva a livello nazionale dal 1997, persegue gli obiettivi di diffondere l’informazione sulla curabilità della malattia, facilitare l’informazione per un tempestivo riconoscimento dei primi sintomi come delle condizioni che ne favoriscono l’insorgenza, sollecitare gli addetti alla programmazione sanitaria affinché provvedano ad istituire centri specializzati per la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione delle persone colpite da ictus e ad attuare progetti concreti di screening, tutelare il diritto dei pazienti ad avere su tutto il territorio nazionale livelli di assistenza, uniformi ed omogenei.

L’ictus è stato recentemente definito dal Presidente della Federazione mondiale di Neurologia la “nuova epidemia”; rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie e la prima causa di invalidità nell’adulto. Ogni anno circa 15 milioni di persone nel mondo ne vengono colpite. In particolare, il 60% degli ictus colpisce le donne ed oltre il 60% delle morti per ictus è appannaggio del genere femminile; si calcola che 1 donna su 5 avrà un ictus nell’arco della sua vita, mentre per gli uomini il rapporto è di 1 su 6. Le donne risultano più affette da ictus per una maggiore presenza di alcuni fattori di rischio (ad esempio fibrillazione atriale, obesità ed emicrania con aura), per una maggiore lesività dei fattori di rischio stessi (ad esempio il fumo di sigaretta, maggiormente dannoso per il sesso femminile), ma anche per una maggiore aspettativa di vita.

All’incontro odierno hanno partecipato anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Genova Enrico Bartolini, il presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Genova Giuseppe Castello, la presidente della sezione ligure della Società Italiana di Medicina Generale Valeria Messina, il governatore del Distretto Rotary 2032 Giuseppe Artuffo oltre ad esperti dell’Università degli Studi di Genova e dell’Ospedale Policlinico San Martino.

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