Genova. E’ stata la tanto vituperata Legge Fornero a salvare, almeno per ora, i pensionati della Liguria portando a una riduzione consistente, oltre il 10%, quelli nuovi. Ma il problema, in una regione dove gli over 65 sono 400 mila – quasi un terzo della popolazione – dovrà essere analizzato e affrontato. A spiegarlo Paolo Sardi, direttore regionale Inps Liguria, che a margine della presentazione del bilancio sociale dell’ente, ha fatto il punto sulla situazione.
L’Inps, infatti, rappresenta un osservatorio privilegiato per capire le dinamiche del lavoro e dell’economia che, nel 2016 sono rimaste in una situazione stabile. “Sembra che si sia arrestata la discesa rispetto agli anni bui della crisi – spiega Sardi – ma dai dati non emerge ancora la ripresa”. Tanto che la Liguria, dove le assunzioni tempo indeterminato sono calate di oltre il 38%, anche a causa della riduzione dei benefici del Jobs Act, conferma il tasso disoccupazione del 9,2%, il più alto del Nord Italia.
Aumentano, inoltre, le domande di cassa integrazione, la cosiddetta Naspi. Nel 2016 in Liguria sono state 47.599 le richieste, rispetto alle 35.958 dell’anno precedente, ma l’aumento, in questo caso, è legato all’allargamento del riconoscimento della prestazione ai lavoratori stagionali e ai professori precari.
E per il futuro la situazione non sembra per nulla rosea. “Il precariato resta il vero problema per i contributi Inps prosegue Sardi – e se i dipendenti pubblici, hanno percorsi di carriera sempre contraddistinti da versamenti costanti, le giovani generazioni che non versano contributi in modo continuativo difficilmente riusciranno ad avere una pensione adeguata”.
E in questo quadro di difficoltà entra in crisi anche un comparto particolare, quello del lavoro di ‘badante’. In Liguria, la Regione più anziana d’Italia, i lavoratori domestici attivi calano di oltre il 2% rispetto al 2015 e di quasi il 13% rispetto al 2012. In questo quadro, inoltre, si nota un aumento dei cittadini italiani che esercitano questa attività, il 23% del totale, anche se la maggioranza resta sempre appannaggio delle persone dell’Europa dell’Est, che sono raddoppiati dal 2007 a oggi raggiungendo il 35%.