Genova. Non ha detto un parola Claudio Borgarelli quando il gup Maria Teresa Rubini ha letto la sentenza che lo condanna a 30 anni di carcere. E’ rimasto impassibile così come impassibile è stato per le due udienze del processo. Ed è questo forse, che a un anno dall’omicidio del padre, fa ancora più male a Daniela, che di Borgarelli è cugina e fino a un anno fa era anche qualcosa di più: “Eravamo molto legati – racconta – ancora scossa dopo la sentenza – anche oggi l’ho guardato e ho detto piano ‘ti voglio bene’ così come un anno fa ho pensato che dovevo chiedere scusa a mio padre perché comunque non riesco ad odiarlo”.
Per Daniela e Davide si è chiuso un capitolo di questa tragedia famigliare che mai si sarebbero aspettati: “E’ molto dura – dice lei – perché non ho visto mai un vero pentimento, non uno sguardo verso di me, solo gesti di assenso o dissenso quando parlavano il pm e gli avvocati, ma mai un attimo di commozione”.
“Lui da quella storia non è mai uscito ed è ancora convinto di essere stato dalla parte della ragione” dice ancora. Non c’è rabbia nella voce di Daniela, ma un’immensa tristezza per aver perso un padre in quel modo drammatico e per aver perso insieme il cugino: “Se solo si fosse rivolto a me, mi avesse chiesto di mediare con mio papà forse non saremmo arrivati a questo punto”.
I famigliari di Crocco non contestano la sentenza anche se come il pm Giovanni Arena avrebbero voluto l’ergastolo: “Spero solo che tutti gli anni che dovrà farsi in carcere servano a fargli capire la gravità di ciò che ha commesso e che un giorno possa pentirsi davvero”.