Confartigianato

Dall’alimentare al tessile, Genova traina l’export “made in Liguria”

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Foto d'archivio

Liguria. Torna a crescere l’export del made in Liguria, trainato soprattutto dalle performance del capoluogo.

Dopo la brusca frenata di fine 2016, nel primo semestre dell’anno i settori ad alta concentrazione di micro imprese e il totale manifatturiero ligure registrano una decisa impennata: secondo gli ultimi dati Istat diffusi dall’ufficio studi Confartigianato, le esportazioni del manifatturiero ligure nel suo complesso aumentano del 20,2 per cento, mentre nei settori ad alta concentrazione di microimprese, in cui l’export vale ben 509,3 milioni di euro, l’aumento è del 9,6 per cento, il settimo migliore d’Italia: la media nazionale si attesta, rispettivamente, del 7,9 per cento e del 5,6 per cento.

Partendo dall’alimentare, il settore con il peso maggiore tra tutti quelli che contano un’alta presenza di microimprese (incide per il 38,8 per cento), l’aumento in questi primi sei mesi è stato del 12,6 per cento. La lavorazione dei metalli, al secondo posto con un’incidenza sul manifatturiero del 28,2 per cento, è rimasta piuttosto stabile con un +0,4 per cento. Gli altri settori: bene i mobili (+97,4 per cento), il tessile (+63,8 per cento), il legno (+51,8 per cento), così come la lavorazione della pelle (+26,4 per cento) e l’abbigliamento (+5,3 per cento). In calo invece il gruppo delle altre manifatture, -9,5 per cento, nel quale sono comprese, tra le principali, le attività di occhialeria, gioielleria e oreficeria, bigiotteria, strumenti musicali, giocattoli, protesi, cancelleria e articoli sportivi.

“Dopo un 2016 decisamente poco brillante guardiamo con ottimismo la ripresa delle esportazioni in questo primo semestre – commenta Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – anche se constatiamo una situazione di alti e bassi sui vari territori provinciali. Un motivo in più per proseguire il percorso di rilancio e promozione del nostro made in Liguria sui mercati esteri, facendo sistema per valorizzare le nostre eccellenze con azioni a misura di micro impresa”.

Come detto, i valori dell’export si fanno più frastagliati a livello provinciale: è il caso, per esempio, dell’alimentare a Savona e a Imperia, un segmento che, tra l’altro, ha il peso maggiore nelle rispettive economie territoriali. Genova registra 340 milioni di euro di esportazioni nei settori ad alta concentrazione di micro e piccole imprese, con un aumento del 34,4 per cento nei primi sei mesi dell’anno (a fronte di una crescita complessiva dell’export manifatturiero del 33,7 per cento). Trend positivo che tocca tutti i settori tranne altre manifatture (-10,7 per cento) e abbigliamento (-1,5 per cento): molto positive la lavorazione di metallo e i mobili (entrambe a +143 per cento), impennata anche della manifattura del legno (+116,7 per cento). Positivi anche gli andamenti dell’alimentare (+25,6 per cento), del tessile (+68,3 per cento) e della pelle (+24,5 per cento).

Nel complesso è in crescita anche la curva dell’export nell’imperiese (che aumenta dell’1,8 per cento per i settori ad alta concentrazione di microimprese, valore 74 milioni di euro, mentre retrocede del 2,2 per cento nel manifatturiero totale). Se da un lato aumentano abbigliamento (+101 per cento), lavorazione della pelle (72,3 per cento), tessile (+15,8 per cento), legno e mobili (entrambi +29 per cento), pesa il -0,9 per cento dell’alimentare (che incide per ben il 70 per cento tra tutti i settori ad alta concentrazione di piccole imprese). In calo anche la lavorazione del metallo (-2 per cento) e le altre manifatture (addirittura -20,7 per cento).

Anche nel savonese la situazione non è particolarmente positiva: le esportazioni nei settori ad alta presenza di microimprese perdono il 6,3 per cento, al contrario il manifatturiero nel suo complesso cresce del 2,7 per cento. Colpisce il forte calo del settore alimentare (da solo pesa per oltre il 58 per cento), il cui export chiude il semestre con un -10,6 per cento. Male anche lavorazione del legno (-26,7 per cento) e dei metalli (-19,4 per cento). In aumento invece le esportazioni degli altri settori: tessile (quasi +700 per cento), abbigliamento (+69,5 per cento), mobili (+91,4 per cento) e pelle (+18,7 per cento). Invariate le altre manifatture.

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