Genova. “A Paolo direi, sei stato puntuale-spiega – perché noi scherzavamo sempre sul fatto che lui diceva che bisogna morire quando ne può parlare il telegiornale, mai al mattino presto perché poi ne parla solo quello delle 13”.
Renzo Arbore racconta Paolo Villaggio e, parlando del rapporto del grande attore con la sua città si emoziona ricordando come, in una trasmissione televisiva dedicata a Genova si era commosso. Il musicista, grande amico di Paolo Villaggio, sarà sul palco del Carlo Felice per la serata che la Regione Liguria, assieme al Comune di Genova, ha dedicato al grande artista, a poco più di due mesi dalla scomparsa.
Con lui, in una serata condotta da Tullio Solenghi, ci saranno Dori Ghezzi, a raccontare la lunga amicizia con Fabrizio De Andre, Gino Paoli, con un tributo musicale, Paolo Fresco, suo compagno di classe e manager internazionale, il “baistrocchino” Edo Quistelli, oltre ad alcuni giocatori della Sampdoria.
“Io non lo consideravo un comico ma un inventore, come Guglielmo Marconi – ricorda Arbore – perché ha inventato un prototipo, come era Fantozzi, ma non solo quello. Quando apparve con la figura di Kranz, capovolse totalmente le cose della televisione. Faceva l’antipatico, trattava male il pubblico, e in quegli anni era veramente una cosa rivoluzionaria”.
Arbore ha anche ricordato il rapporto tra Villaggio e il mondo della musica, era autore di “Carlo ritorna dalla battaglia di Poitiers”, cantata da Fabrizio De Andre’. Con Arbore anche i due figli di Paolo Villaggio che hanno ricordato il padre. “Mi manca”, dice Piero, che lo ha definito ingombrante.
“Perché era accentratore, decideva tutto per tutti, senz’altro un egocentrico. Non una persona comune ma comunque eccezionale”. La figlia, Elisabetta ha anche ricordato come fosse una persona con la quale “non ci si annoiava mai, e forse è quella parte che mi manca di più”.