Genova. Nel giugno 2014 il sottosegretario Claudio De Vincenti firmò, insieme alle organizzazioni sindacali, l’accordo che portava alla chiusura della Piaggio di Genova con un trasferimento parziale a Villanova d’Albenga di una parte dei lavoratori. L’accordo prevedeva una serie di compensazioni e soprattutto l’assenza di esuberi. Ma non è andata come previsto.
“Da quella data le inadempienze dell’Azienda nell’applicare l’accordo sono state molte e sempre denunciate dal sindacato al Governo – spiega Antonio Caminito Fiom Cgil Genova – l’Esecutivo nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi il 9 agosto 2016, alla presenza del Ministro Carlo Calenda e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di allora, aveva riconosciuto che le linee portate avanti dalla Direzione Aziendale violavano gli accordi e che le stesse non erano né condivise né tantomeno conosciute. Il Ministro si impegnò a parlare con la Proprietà e a riconvocare le parti. Non più tardi di ottobre 2016. E’ passato un anno da allora, e come organizzazioni sindacali abbiamo inviato tre richieste d’incontro urgenti, di cui due inviate direttamente ed una arrivata attraverso le Prefetture di Genova e Savona, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta”.
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Di qui il grido d’allarme e il j’accuse. “L’Azienda va avanti e prova a fare lo spezzatino, mettendo in vendita i motori ed il service, e provando ad eliminare i cassintegrati – sottolinea Caminito – Gli impegni presi, soprattutto presso le sedi Ministeriali vanno mantenuti sempre; i lavoratori non avrebbero dato il proprio assenso all’accordo in uno scenario privo di garanzie: non si gioca con la pelle di 1200 lavoratori inondando di chiacchiere e di presenze inopportune, svanendo poi nel nulla. L’azienda vive alla giornata, non ha un piano industriale e continua a nascondere i bilanci degli ultimi anni, per la ragione semplice che si ritrova per l’ennesima volta a rinegoziare i debiti con banche e con importanti fornitori”.
“Al Signor Ministro avevamo chiesto un percorso trasparente nella gestione di questa vicenda per evitare i buchi neri del passato, ma crediamo che il silenzio del Governo venga letto dall’azienda come assenso al percorso che distruggerà la Piaggio definitivamente. Se va avanti lo spezzatino – conclude il sindacalista – il disimpegno sugli accordi riterremo il Governo responsabile della fine di una azienda che, tra l’altro, è tutelata dalle leggi perché sviluppa prodotti strategici”.