Il bilancio

‘Ndrangheta in Liguria, Sandulli (Dia): “Non c’è più spazio per scettici o negazionisti”

il capo della Dia: "Quattro locali accertate dai processi, ma sono anche di più"

Incendio Monte gazzo domenica 6 agosto 2017

Genova. “La Liguria annovera la presenza di una macro area criminale di ‘ndrangheta che ha esteso le sue propaggini anche nel Basso Piemonte, nell’area del cuneese, dell’alessandrino e dell’astigiano. Sul territorio regionale ci sono almeno quattro ‘locali’, a Genova, Ventimiglia, Lavagna e a Sarzana, espressione di tre mandamenti reggini”. Lo dicono le carte processuali e lo ha ribadito questa mattina il colonnello Sandro Sandulli, capo della DIA di Genova presentando il bilancio dell’attività svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre 2016.

Un documento consegnato al Parlamento, ma che testimonia come ci sia una situazione stabilizzata in Liguria anche alla luce dell’attività investigativa che si sta svolgendo oggi nella regione. Un “insediamento” criminale cominciato negli anni ’50 e che – spiega Sandulli – si è radicato sempre più in Liguria con un “progressivo e continuo prendere possesso dell’area”. Le quattro “locali” sono quelle emerse dalle attività investigative, ma non tutte hanno la stessa importanza, spiega la DIA genovese, e non è detto che siano solo quattro: “Ci sono situazioni che si sono evolute nell’arco di sessant’anni e c’è già una seconda generazione di ‘ndranghetisti in Liguria” dice il colonnello. Ciò che contraddistingue gli affiliati è che da 60 anni portano avanti “solo ed esclusivamente ragionamenti di tipo mafioso: si informano sulle attività commerciali aperte, sulle opere da avviare, sulle elezioni. Parlano sempre e solo di questo: sono votati all’attività della ‘ndrangheta”.

Per quanto riguarda gli elementi di spicco della ‘ndrangheta a Genova, Domenico Gangemi – in carcere da tempo con l’operazione Il Crimine – era la figura più importante in Liguria, capo della locale genovese e ligure. E’ stato condannato con sentenza passata in giudicato. Ora le indagini stanno cercando di capire come si sia riorganizzata la ‘ndrangheta a Genova e in provincia, chi sia il nuovo punto di riferimento. Stessa situazione a Ponente, nell’Imperiese, dove sono morte le figure di spicco Marcianò e Palamara. Intanto in autunno, come ricorda il colonnello Sandulli, arriveranno processi importanti: in Calabria si svolgerà quello legato all’operazione Gotha, partita da un’indagine svolta a Savona contro i Gullace.

Per l’inchiesta Maglio 3 dovrà essere celebrato un nuovo processo d’appello dopo il rinvio da parte della Corte di Cassazione che, anche alla luce dei processi che si sono svolti a Milano e in Calabria, “dà indicazioni precise e chiare per l’approccio alla decisione processuale, alla luce di una valutazione oggettiva della presenza sul territorio ligure” dice Sandulli. Un altro processo è quello con rito ordinario che si svolge a seguito dell’operazione “I conti di Lavagna” dopo la condanna con rito abbreviato di uno degli arrestati, Antonio Rodà. Infine il 14 settembre è atteso il pronunciamento della Cassazione sul processo “La Svolta” epilogo del procedimento contro la ’ndrangheta nel Ponente che in primo e secondo grado ha visto i giudici emettere per la prima volta una serie di condanne per associazione a delinquere di stampo mafioso. Sentenze che hanno certificato la presenza della criminalità calabrese nell’area di Ventimiglia e legami con la Costa Azzurra.

“C’è poco spazio ormai in Liguria per chi aveva una posizione scettica o negazionista sull’infiltrazione malavitosa in Liguria” conclude Sandulli.

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