Le reazioni

Gruppo Pd: “L’assessore regionale Mai chiama i migranti Mao Mao, il razzismo modello Toti”

Critiche sul post, già cancellato, da Facebook in cui si dileggiano i profughi con un termine inventato. Mai replica: "Non ci sto"

migranti

Genova. Il gruppo regionale del Pd ha reso pubblico un comunicato in cui critica pesantemente le frasi dell’assessore regionale alla Caccia Stefano Mai: “I mao mao (riferito ai migranti ndr.) stanno arrivando anche qui”.

“Ormai ci conoscono in tutta Italia per le frasi gravi e ingiustificabili che ‘il modello Toti’ propone sul tema dell’immigrazione. Oggi è il turno dell’assessore Mai, il leone da tastiera che ha già cancellato il post, che pronuncia parole ingiustificabili e gravi sull’arrivo di sei migranti a Zuccarello. Su Facebook ha scritto “Arrivano i mao mao, sto pensando di togliere il red carpet”, scrivono dal gruppo del Partito Democratico.

“Mao mao è un termine evidentemente utilizzato dall’assessore con tono dispregiativo – aggiungono – innanzitutto su un tappeto rosso steso da un’amministrazione pubblica e pagato con i soldi della collettività cammina chiunque, com’è giusto e ovvio. Appare comunque chiaro che Mai voglia emulare il suo presidente noto per aver parlato solo poco tempo fa di bestie nere. Ancora una volta si cavalcano paure e insicurezze anziché affrontare con serietà il problema”.

È di questi giorni la notizia che c’è stata una forte riduzione nel numero degli sbarchi. “Segno che la politica del governo dà i suoi frutti – concludo dal Pd – Fomentare odio e divisioni non è certo un buon servizio reso alla cittadinanza, che ha certamente diritto alla sicurezza. Uno sforzo necessario ma complicato, quello di far convivere solidarietà e sicurezza, che dovrebbe essere favorito dalla politica e dai politici”.

“Non ci sto a essere accusato di razzismo da un Pd che, con scelte fallimentari di politica di integrazione fasulla, ha innescato una vera e propria bomba sociale – risponde Stefano Mai – i fatti di oggi a Roma ne sono l’ennesima dimostrazione. Da sindaco del Comune di Zuccarello, incarico che ho svolto con passione per due mandati, i miei concittadini sanno bene quale sia stato il mio impegno in azioni di vera integrazione e inclusione sociale rivolti a nuclei familiari di immigrati regolari, che lavoravano e pagavano le tasse. Non posso accettare, tuttavia, che gli sforzi fatti dai miei concittadini, per promuovere Zuccarello, inserito tra i Borghi più belli d’Italia, e da me in prima persona – il red carpet non ha ricevuto alcun finanziamento pubblico, ma è stato acquistato di tasca mia – siano vanificati dalle decisioni calate dall’alto dal governo: l’accoglienza di un gruppo di immigrati, di cui non sappiamo nulla, non può essere ospitato nel cuore del nostro borgo, perché mette a rischio la tenuta sociale della comunità e l’immagine turistica del territorio”.

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