Bagarre

Sanità e i microchip della discordia. Sindacati: “Regione faccia chiarezza”

Dopo l'annuncio dell'assessore regionale, la richiesta di chiarimenti da parte dei lavoratori e delle opposizioni

nuovo pronto soccorso san martino
Foto d'archivio

Genova. I microchip pensati per efficiente la “logistica” dei camici, e quindi per evitare suppostamente sprechi di gestione, come primo effetto hanno avuto quello di scatenare, ancora una volta, le polemiche.

Le ragioni alla base della scelta dell’ente, infatti, non hanno convinto i sindacati, che attraverso una nota stampa, chiedono chiarimenti immediati: “La sanità ligure lavora da molto tempo in emergenza per la carenza di personale – spiegano – e la risposta della Regione è l’inserimento dei microchip nei camici”.

Una scelta che è arrivata come un fulmine a ciel sereno, e che non ha trovato molto entusiasmo tra gli addetti ai lavori: “Non ci pare ci fossero particolari ragioni per inserire dei sensori gps negli indumenti dei professionisti e dei lavoratori della sanità; ogni capo di vestiario è sempre stato identificato da un’etichetta con codice a barre, matricola e nome del dipendente per poter essere riconsegnato correttamente dopo i lavaggi – continua la nota di Fp Cgil – È fondamentale che la Regione ci chiarisca al più presto e documenti la finalità e la modalità di utilizzo di questo strumento”.

I rappresentanti dei lavoratori, però, non si fermano alla polemica, ma sono già pronti con le contro mosse: “Verificheremo con i nostri avvocati la legittimità di questo atto e faremo tutte le azioni utili ad impedire qualsiasi tentativo di limitazione della libertà personale e lesione del rapporto fiduciario con i lavoratori da parte della Regione”.

“E’ grave che sia accaduto nel silenzio generale – dichiarano in una nota congiunta i consiglieri regionali dei Pd – Chiediamo che l’assessore Sonia Viale esponga al Consiglio cosa sta accadendo e chi ha deciso l’inserimento di un vero e proprio Gps nelle divise dei lavoratori della sanità ligure che è in ogni caso potenzialmente lesivo della privacy dei lavoratori, i cui spostamenti possono essere intercettati e monitorati minuto per minuto”.

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