Roma. Poco più di un anno fa la Regione Liguria aveva emanato una legge – la 11/2016, molto discussa – in base alla quale la Regione stessa si sarebbe fatta carico delle spese processuali dei cittadini che sarebbero stati incriminati per eccesso di legittima difesa dopo aver reagito ad una aggressione. Oggi la Consulta ha bocciato quella legge, perché viola l’articolo 117 della Costituzione nella parte che attribuisce allo Stato competenza esclusiva nella materia “ordine pubblico e sicurezza”.
In particolare, la disposizione impugnata dal presidente del Consiglio stabilisce che “la Regione prevede il patrocinio a proprie spese nei procedimenti penali per la difesa dei cittadini che, vittime di un delitto contro il patrimonio o contro la persona, siano indagati per aver commesso un delitto per eccesso colposo in legittima difesa, ovvero assolti per la sussistenza dell’esimente della legittima difesa”. Secondo la Corte costituzionale, la disposizione in questione non interferisce con la materia “ordinamento penale”, perché “la disposizione non incide su fattispecie penali, non modifica i presupposti per l’applicazione di norme penali, non introduce nuove cause di esenzione dalla responsabilità penale, né produce effetti sanzionatori ulteriori conseguenti alla commissione di un reato”: però si ripercuote sulla materia “ordine pubblico e sicurezza”. “Attraverso regole che incidono sul patrocinio nel processo penale, la norma risulta, infatti – scrive la Corte – funzionalmente servente rispetto a scelte in tema di sicurezza, per le quali le Regioni non hanno competenza”.
La Consulta sottolinea che “è qui in questione la concessione di un sostegno economico ai cittadini che, vittime di un delitto contro il patrimonio o contro la persona, affrontano un procedimento penale con l’accusa di aver colposamente ecceduto i limiti della legittima difesa . Tale concessione è manifestazione di un indirizzo regionale in tema di prevenzione dei reati e di contrasto alla criminalità, materia che la costante giurisprudenza di questa Corte ha sempre considerato riservata allo Stato”. “Attraverso il sostegno economico nel procedimento e nel processo è, infatti, incoraggiato (o non scoraggiato), in ambito regionale, il ricorso alla ‘ragion fattasi'”, conclude la Consulta, dichiarando – per questa parte – l’illegittimità costituzionale della legge della Liguria.
La reazione di Toti e Viale. “Dopo aver approvato una legge sulla legittima difesa totalmente inadeguata, questo governo è riuscito anche nell’intento di bloccare, impugnandola, la legge di Regione Liguria, che prevedeva l’aiuto a chi si difendeva, vittima di violenza: un capolavoro. Mentre si approva lo Ius Soli e si salvano le banche, chi si difende in casa o nel proprio negozio non ha diritto a essere aiutato dalla Regione. Tutto questo è assurdo e ingiusto!”. “La decisione di impugnare la legge regionale ligure da parte del Governo – aggiunge l’assessore alla Sicurezza Sonia Viale – è stata una scelta politica. La stessa legge in Lombardia non è stata impugnata ed è vigente. Questo governo – conclude – è sempre dalla parte di Caino e mai da quella delle vittime. Speriamo vada a casa presto”.
Sul tema il commento dell’opposizione in Regione. Il Pd, con un comunicato della capogruppo Raffaella Paita insieme al consigliere Luca Garibaldi, afferma: “La legge è stata bocciata e non poteva essere altrimenti visti i palesi profili di incostituzionalità della norma, come il Partito Democratico aveva già evidenziato in commissione e in aula”. “La maggioranza, però – spiega Garibaldi, che è stato anche relatore di minoranza – ha voluto forzare ugualmente le regole e approvare una legge ideologica, pur sapendo che sarebbe stata respinta dalla Consulta. Oltre a essere l’ennesima legge della giunta Toti a venire bocciata – conclude il vice capogruppo del Pd – la norma sulla legittima difesa prevedeva anche uno stanziamento di 20 mila euro, che il centrodestra aveva tolto a progetti per la sicurezza urbana ben più concreti. Una figuraccia e un danno per tutti”.